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 Ultras - 60 anni di storia

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MessaggioTitolo: Ultras - 60 anni di storia   Ultras - 60 anni di storia EmptyVen Ott 12, 2012 7:18 pm


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DEFINIZIONE

Innanzitutto la definizione di ULTRAS: deriva da una parola di origine francese (ultràroyaliste) che stava a significare i reazionari, i conservatori, coloro che volevano conservare la monarchia assoluta nel periodo della Restaurazione in Francia. Dal 1860 circa la parola scomparve ma rimase la dicitura "ultrà" per indicare qualcosa di esagerato, troppo grande o superlativo, e molti decenni dopo fu adattata al contesto dei tifosi fanatici per una squadra di calcio in uno stadio.


"ULTRA'" O "ULTRAS"?

Il dibattito è quantomai aperto a proposito di questo interrogativo. La risposta più gettonata e che si può adottare come attendibile però è questa: in questa scelta di termini si differenziano i due modi di fare il tifo, quello inglese (al quale si ricollega "ultras"), fatto non di organizzazione, non di mentalità, non di coordinamento ma di spontanea aggregazione negli stadi, e la cultura invece europea (o latina, per cui anche italiana), secondo cui vige un sistema organizzativo propriamente strutturato (quindi "ultrà"): coreografie, fanzine, lanciacori, bilanci e programmazione trasferte, un vero e proprio movimento organizzato, il cosiddetto tifo organizzato. Così l'ultrà è colui che sventola la sciarpa in una sciarpata coreografica, l'ultras è invece colui che spontaneamente fa partire un coro insieme ad altri individui, l'ultrà è colui che si occupa di stendardi e di coreografie, l'ultras invece si colloca nel proprio settore cantando a squarcia gola e limitandosi ad appendere qualche bandierina alla transenna ritmando battimani imponenti. In parole povere: fateci caso quando arriveranno squadre inglesi a san siro, non vedrete nessuno striscione come in Italia, nessuno stendardo, ma solo una massa enorme di gente e appese in transenna una unita all'altra semplici bandierine inglesi, bandierine a scacchi con i colori della squadra, bandierine con colori di un paese che richiamano i colori della squadra.


STORIA ULTRAS

La storia: ANNI '50-'60

E' sul finire degli anni '60 che si introduce il concetto di movimento ultras. Ma in realtà si deve fare qualche passo indietro. E' Helenio Herrera (allenatore dell'inter che vinceva qualcosa in quegli anni) a introdurre il concetto di tifo organizzato. "Perchè non dobbiamo avere tifosi anche al seguito della squadra quando ci rechiamo in trasferta?", chiese al presidente Moratti-padre. Da lì la nascita dei Moschettieri Nerazzurri (il loro striscione è ancora presente credo al primo anello verde), i Fedelissimi del Torino (1951), il Viola Club Vissieux (dal nome della piazza in cui si radunavano), non riconosciuti però gruppo ultras perchè non aveva i crismi necessari. E quali sono questi crismi? L'esponente del gruppo ultras è un tifoso atipico dal resto dello stadio. Masse di giovani sui 18-20 anni si distaccano completamente dal modello omologato di tifoso per occupare una propria zona di stadio (la CURVA, il settore dietro alla porta), restando in piedi e gridando a squarcia gola per la propria squadra. Forte senso di territorialità quindi, e amore viscerale per i colori sociali della squadra in questione. Questi anni rappresentano quelli del pionierismo ultras: gli strumenti e l'abbigliamento sono ancora rudimentali (sciarponi di lana lunghi, capelli a mezzo collo, giacconi, tamburoni in latta), ma i movimenti politici nascenti e alle aggregazioni studentesche nelle scuole (il movimento studentesco del '68 per intenderci) fanno da embrione per quelli che saranno i gruppi ultras.


CRESCITA MOVIMENTO ULTRAS

Sviluppo e stabilizzazione degli ultras: ANNI '70

Ecco così che nascono i primi gruppi: nel 1968 abbiamo l'onore di poter dire che la nostra FOSSA DEI LEONI è riconosciuto come il primo gruppo ultras italiano. Il suo fondatore principale si chiama Umberto Calza (morto nel 1996), e prende il nome dal precedente campo di allenamento del Milan, che aveva cominciato ad allenarsi a Milanello solo pochi anni prima della nascita del gruppo. Seguono a ruota i Boys dell'Inter (1969), nati da un gruppo di ragazzi membri dell'Inter Club Fossati, e che prendono il nome da "Boy" un ragazzino dispettoso che compare su di un fumetto pubblicato sul giornale dell'Inter, e che aggiungerà la dicitura SAN (Squadre d'azione nerazzurra, a testimoniare la tendenza politica di destra dei componenti) dal 1981; gli UTCS (Ultras Tito Cucchiaroni Sampdoria, 1969), i primi a utilizzare nel loro nome la dicitura "Ultras". Arrivano poi gli Ultras Granata (1969), le Brigate Gialloblu del Verona (1971) che saranno i primi a importare lo stile "english" in Italia dopo una trasferta a Londra contro il Chelsea e che si scioglieranno nel 1991; gli Ultrà Napoli e i Boys della Roma (1972), gli Ultras Catanzaro, la Fossa dei Grifoni Genoa, i Commandos Pro Patria (1973), le nostre Brigate Rossonere (1975) nate dall'unione di ULTRAS e CAVA DEL DEMONIO, i Fighters Juventus, Brigate Nerazzurre Atalanta (sempre nel 1975), e il Commando Ultrà Curva Sud della Roma (1977), più noto come CUCS, che farà scuola prima di sciogliersi ufficialmente nel 1999 dopo una spaccatura a causa dell'acquisto di un giocatore gradito solo a metà della curva. Su ogni striscione campeggiano vari simboli inneggianti all'imponenza del gruppo: teschi, teste di tigri, pantere, leoni. C'è da aggiungere che in questi anni il movimento ultrà prende piede soprattutto al nord, con rare eccezioni meridionali.


BOOM ULTRAS

Il boom degli ultras: ANNI '80

Se chiedete a molti "vecchi" frequentatori delle curve quale è stato il periodo più florido e bello del movimento, vi risponderanno sicuramente gli anni '80. Il movimento è sulla cresta dell'onda, prende piede ora in tutta Italia e dalla serie A alla C2; viene elaborato il concetto di "coreografia" con strumenti quali i palloncini, le striscie, le cartate, i bandieroni, e scatta una corsa all'approviggionamento dei materiali per rendere colorata e lussuriosa ogni curva. Il boom-ultras è testimoniato anche e soprattutto dai tesseramenti ai gruppi: nel 1987-88 la Fossa (ancora loro!) raggiungerà la quota-record di ben 15.000 tesserati. Le maggiori coagulazioni derivano per esempio dai centri sociali o da determinate aree geografiche: capita così che gli UTC sono formati da ragazzi che derivano dal quartiere genovese di Sestri Ponente, e che i milanisti si riuniscono al centro sociale del Leoncavallo. Cominciano però a diffondersi anche gli scontri fra frange opposte, e i primi episodi spiacevoli di violenza talvolta "errata"; arrivano così le prime vittime, e la nostra tifoseria ne è purtroppo una spiacevole protagonista in più di un'occasione: nel 1984-85 Stefano Furlan viene ucciso dalle ripetute manganellate di un poliziotto durante un Triestina-Udinese di Coppa Italia, nella stessa stagione un milanista poco più che maggiorenne uccide un suo stesso tifoso (forse per sbaglio?) dal nome Marco Fonghessi, nel 1989 (il 4 giugno) sempre un gruppetto di milanisti affianca Antonio de Falchi, tifoso romanista, e lo colpisce fatalmente prima della partita fuori dallo stadio, prima di un Milan-Roma 4-1. Ad onor del vero anche alla fine degli anni settanta si registrano incidenti e conseguenze: il 28 ottobre 1979, prima di un derby, un tifoso laziale di nome Vincenzo Paparelli viene centrato in pieno viso da un razzo sparato da un romanista sito nella curva opposta, un anno prima durante Milan-Fiorentina 4-1 scattano violenti scontri fra toscani e rossoneri. A metà di quegli anni si assite a violenti scontri fra milanisti e interisti, dettati anche dal fatto che entrambi, al derby, erano situati nella stessa tribuna (l'attuale secondo anello arancio). Dal 1985 vengono così istituite le scorte, ossia plotoni di poliziotti che scortano i gruppi in trasferta dalla stazione allo stadio, mentre prima i cortei erano totalmente incontrollati.


L'estremismo politico, di destra quanto di sinistra, presente in molte curve, ha portato alla comparsa di striscioni condannati dall'opinione pubblica, dai mezzi di comunicazione e dalle istituzioni poiché riconducibili all'antisemitismo, a festeggiamenti intorno a figure dittatoriali quali Stalin e Adolf Hitler, all'apologia del nazismo e alla derisione delle vittime dei massacri delle foibe. In Italia le autorità hanno reagito vietando i messaggi politici sugli striscioni e impedendo la riproduzione di qualsiasi simbolo politico su ogni tipo di vessillo, onde evitare lo scontro fisico tra due tifoserie ideologicamente contrapposte.

Visto il carettere popolare, le curve sono talvolta state viste e strumentalizzate come bacino elettorale.


La repressione del fenomeno

Oggi in Italia, ma non solo, è in atto un tentativo di repressione da parte degli enti governativi che tendono a porre fine ai movimenti ultras. Questi atti molto spesso sfociano in scontri violenti tra polizia e ultras. Va anche precisato che le nuove norme hanno fortemente limitato la libertà negli spostamenti e nella manifestazione del libero pensiero, ridotto il numero di scontri tra ultras ma, al tempo stesso, hanno incrementato gli scontri tra ultras e forze di polizia. In alcuni casi gli ultras di squadre da decenni rivali si sono federate in manifestazioni contro la Polizia. Un esempio è il corteo comune tra milanisti, interisti, atalantini e bresciani dopo la morte di Gabriele Sandri, tifoso laziale ucciso in autostrada da un poliziotto con un colpo di pistola.


Cenni storici

Il fenomeno del tifo calcistico nasce in Italia negli anni '50 quando i primi tifosi di squadre di calcio iniziano a riunirsi in gruppo. A Torino, con i "Fedelissimi Granata 1951", nascono i primi esempi di questo fenomeno, che inizia poi a diffondersi anche in Gran Bretagna, dove gli ultras vengono battezzati hooligans. Vi sono differenze basilari tra i due modi di essere ultras: in Gran Bretagna viene lasciato molto più spazio ad azioni spontanee, mentre in Italia si tende a coordinare i vari elementi in un'unica voce. Anche le forme estetiche del tifo risentono di questa differenza: in Gran Bretagna si predilige l'impatto vocale a quello visivo e non si usano i tamburi che contraddistinguono le colorite curve italiane. In Italia il primo gruppo ultras, formatosi a Milano nel 1968, fu la "Fossa dei Leoni" (Milan) gruppo scioltosi nel 2005 in seguito a divergenze interne alla curva. Nel 1969 i primi due gruppi ad aver utilizzato per primi la parola Ultras sono: i sampdoriani "Ultras Tito Cucchiaroni", e gli "Ultras Granata" di Torino, sponda granata.

Nel corso degli anni '60 queste nuove strutture aggregative iniziano a svilupparsi intorno alle grandi squadre dell’epoca e i loro membri si distinguono dai supporter tradizionali per il modo attivo ed organizzato di incoraggiare la loro squadra del cuore. Ogni gruppo ultras ha allora un proprio nome simbolico ed uno striscione dietro cui radunarsi. Nascono le coreografie per sostenere la propria squadra: si cantano inni, gli stadi si riempiono di bandiere, si lanciano coriandoli e si accendono i primi fumogeni. Parallelamente nasce anche la competizione con i gruppi ultras di altri squadre.
Gli anni Settanta
Lo sviluppo dei gruppi ultras negli anni '70 coincide con un periodo piuttosto tempestoso della società italiana, toccata a più riprese da episodi di violenza e terrorismo. Cosicché gli ultras, risentendo del clima di generale violenza, prima durante e dopo la partita, specie in occasione degli incontri "più caldi", si abbandonano a veri e propri atti di guerriglia urbana. Tutto ciò era riscontrabile nei cori spesso presi in prestito dalle manifestazioni e dai cortei, nell'abbigliamento, nella simbologia riproposta dagli striscioni e dagli stessi nomi dei gruppi. Addirittura, in Toscana si rinverdisce l'antica rivalità tra guelfi (colligiani e fiorentini ad esempio) e ghibellini (senesi in primis).
Gli anni Ottanta e Novanta
A partire dagli anni '80, tutte le squadre professioniste hanno almeno un gruppo ultras e il modello italiano si espande decisamente in tutto il resto d'Europa, soprattutto tra i paesi latini (Spagna, Portogallo, Francia), Svizzera e tra le ex repubbliche della disciolta Jugoslavia (Slovenia, Croazia, Serbia).

Negli anni '90 si sono viste tifoserie ispirate al modello di tifo ultras italiano anche in Irlanda, Scozia, Paesi Bassi e Germania. Con l'aumento dell'interesse verso il calcio in Canada, Stati Uniti e Australia sono sorti i primi gruppi di tifosi organizzatisi secondo criteri, almeno esteticamente, ispirati agli ultras del vecchio continente. All’interno degli stadi di tutta Europa gli ultras diventano sempre più i veri protagonisti nelle curve. Si accentua anche il modo di fronteggiarsi tra gruppi avversari di ultras: si diffonde il ricorso allo scontro. Le forze di polizia iniziano ad impegnarsi per arginare gli episodi di violenza .

Negli anni '90 il problema della violenza nel calcio si accentua ulteriormente, sviluppandosi, in molti casi, in atti di ribellione. Il 29 gennaio 1995, poco prima dell'incontro tra Genoa e Milan, Vincenzo Spagnolo, ultras genoano, viene accoltellato a morte: l'episodio indusse i rappresentanti della maggior parte dei principali gruppi ultras italiani a partecipare a un raduno che ha rappresentato un importante tentativo di autoregolamentazione. In un documento conclusivo gli ultras condannarono l'utilizzo di armi da taglio durante gli scontri e le aggressioni "molti-contro-uno", auspicando un ritorno ai vecchi codici di comportamento ultras.


Il Fenomeno oggi

Oggi i gruppi di ultras rappresentano ancora una delle componenti più importanti del mondo del calcio. Dispongono di sedi, diffondono le loro comunicazioni attraverso siti web, libri, riviste autoprodotte (fanzine) e così via. In risposta alla radicale trasfigurazione commerciale del mondo del calcio iniziata nei primi anni '90 e che ha portato allo stravolgimento degli abituali orari delle partite in base alle esigenze delle pay-tv ed al forte aumento del costo dei biglietti dello stadio, gran parte del movimento ultras italiano ha dato vita a una serie di iniziative di protesta.

Il comportamento a volte violento di alcuni ultras è posto costantemente sotto accusa da parte delle forze dell'ordine e dei media ed ha portato ad un inasprimento ulteriore delle norme anti-violenza, come i provvedimenti del D.A.SPO.).

Dopo la morte dell'ispettore Filippo Raciti, durante scontri tra catanesi e polizia, durante un Catania-Palermo del Febbraio 2007 vi è stato un ulteriore giro di vite nei confronti del tifo organizzato. La nuova legge "anti-ultras" ha stravolto ancora una volta il mondo delle curve italiane. È stata vietata l'introduzione di striscioni, di qualsiasi tipo e dimensione, senza autorizzazione; vietati totalmente fumogeni e petardi (con arresto per gli utilizzatori); introduzione di biglietti nominali; DASPO che può essere anche preventivo (cioè un soggetto potenzialmente pericoloso può essere sottoposto a Daspo a prescindere dal suo comportamento) e molte altre norme repressive.


Differenze con gli hooligans

Il fenomeno degli ultras dell'Europa meridionale dimostra molte discordanze con quello degli hooligans britannici e olandesi.

Prima fra tutte è l'organizzazione dei gruppi ultras contrapposta allo spontaneismo dei nuclei di tifosi britannici. Le cosiddette crew (dette anche mob o firm, equivalenti del gruppo ultras) inglesi e scozzesi riconoscono leader e figure di riferimento, ma non hanno una organizzazione che contempli la ripartizione di compiti e incarichi di varia natura né una struttura gerarchica, come invece accade con gli ultras.

Altre caratteristiche peculiari degli ultras sono le coreografie. Per realizzare imponenti scenografie in occasione delle partite, un gruppo ultras mette in movimento l'intero gruppo: dalla macchina decisionale del direttivo agli attivisti e ai ragazzi più giovani impegnati nella realizzazione. Per reperire i fondi necessari ad allestire le coreografie i gruppi ultras fanno leva sull'autofinanziamento, sulle collette fra tifosi, sulla vendita di sciarpe e altro merchandising (berretti, bandiere, spille, t-shirt e così via) ufficiale del gruppo. Diversi gruppi ultras hanno usufruito, nel corso degli anni, anche di finanziamenti e aiuti di vario tipo dalle società calcistiche e da imprese private. In Italia il finanziamento ai tifosi da parte di una società sportiva è ora vietato da una legge entrata in vigore nel 2007. Nel Regno Unito, non esistendo alcun tipo di organizzazione ufficiale del gruppo hooligan, questo aspetto non è presente.

Nelle curve ultras esiste anche un "capo" che coordina i cori, il cosiddetto "lanciacori". Questa figura, che si colloca al centro del settore, è spesso coadiuvata da altre persone munite di megafono (situate in punti più periferici della curva). Tutta la strumentazione è ora vietata in Italia dal decreto anti-violenza.

Il fenomeno degli hooligan, inoltre, è esclusivamente maschile, contrariamente ai gruppi ultras che, seppur sono in larghissima maggioranza maschile, non escludono la presenza di donne sia come semplici componenti del gruppo stesso sia con ruoli attivi. Addirittura negli anni si sono venuti a formare (seppur sono stati casi rarissimi) gruppi ultras totalmente femminili (da non confondere con i fan club di tifose), che però hanno avuto sempre numeri bassi di appartenenti, attività sporadica e durata estremamente breve, il più delle volte le superstiti di questi gruppi o lasciavano l'attività ultras o, come spesso accadeva, entravano a far parte di gruppi maschili. Negli ultimi anni alcune tifoserie hanno ripresentato gruppi ultras femminili, con risultati migliori rispetto ai precedenti tentativi avviati a partire dagli anni Novanta.

I rapporti con le altre tifoserie sono diversi, in quanto gli hooligan vedono in qualsiasi componente della tifoseria avversaria un nemico con il quale scontrarsi ad ogni costo e non è concettualmente ammissibile un'amicizia con l'avversario, mentre gli ultras si scontrano solo con ultras di determinate squadre rivali, mentre con altri o mantengono un rapporto di indifferenza oppure addirittura di amicizia o gemellaggio.


Rivalità e amicizie

Ogni tifoseria o gruppo ultras annovera un certo numero di sostenitori di altre squadre che vengono considerati come rivali. La rivalità, oltre all’astio e ai tafferugli che ne conseguono, possono avere diversa origine.

Il primo fattore è campanilistico, specialmente in paesi quali Italia e Spagna in cui vi è un forte orgoglio regionalistico o municipalistico. Oltre a tifoserie di squadre della stessa città, è molto comune il confronto fra i tifosi di formazioni calcistiche provenienti da città, province o regioni confinanti. Vi sono anche storiche rivalità di natura sportiva, sorte come conseguenza ad ingiustizie sportive subite o dopo che due squadre hanno condiviso una sorte simile all’inseguimento dello stesso obiettivo. Forti attriti si possono creare anche fra quelle tifoserie che sono ispirate da contrapposta ideologia politica.

Per gli stessi motivi, sono frequenti anche i casi in cui due curve non solo siano non belligeranti, ma i cui membri si mescolino per tifare e festeggiare insieme. Ciò è dovuto al rispetto o all’amicizia che possono nascere condividendo un simile modo di intendere la vita di curva, ma anche in caso di coincidenti ideologie politiche. Quando essa è particolarmente solida viene ufficializzata e siglata come gemellaggio.

Il primo gemellaggio (9 gennaio 1977) nato tra gruppi ultras nel mondo è quello (tutt'ora molto consolidato) tra le tifoserie del Lanerossi Vicenza e del Pescara Calcio.




Fonte: miste
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