Dal ferro battuto di telai e ingranaggi costruiti più di duecentocinquant’anni fa alle tecnologie ultramoderne degli ultimi modelli radiosintonizzati è straordinario, come il colpo d’occhio, il viaggio nel tempo del nuovissimo museo di Uscio dedicato agli orologi da torre inaugurato dalla Provincia di Genova - che ne ha sostenuto e finanziato la realizzazione - con il Comune e la ditta Trebino, dal 1824 sinonimo in tutto il mondo di quest’arte preziosa e stupefacente, che ha ceduto in comodato trentennale i locali per il museo al municipio.
Tra quadranti e meccanismi pesanti fino a tre quintali, veri monumenti al tempo, il museo - inserito nella rete espositiva d’impresa del Gal dell’Appennino Genovese e vivissimo perché in simbiosi con la gloriosa fabbrica in piena attività e da quasi mezzo secolo anche fornitrice ufficiale del Vaticano - racconta una lunghissima storia di stupefacente ingegno, di smisurata passione e di sentimenti profondi e indelebili, compresi quelli legati alla tragedia di Roberto Trebino, figlio di Giorgio, attuale titolare della ditta, che nel 1985 venne sequestrato e ucciso a vent’anni e di cui il museo porta il nome, lo stesso del nonno, il cavalier Trebino che nella fabbrica di Uscio dove da due secoli si creano orologi da torre e campane, realizzò il primo modello di orologio a carica elettrica “a forza costante” dello stabilimento, installato nel 1944 sul grattacielo genovese di piazza Dante.
Per il presidente della Provincia Alessandro Repetto che l’ha inaugurato con Giorgio Trebino, gli amministratori di Uscio e la presidente del Gal Appennino Genovese Marisa Bacigalupo (che ne è stata, da assessore provinciale al turismo fino al 2002, tra le prime convinte “madrine”) il museo degli orologi da torre “celebra l’ingegno di chi ha creato e costruito queste splendide macchine, quasi epiche, che hanno scandito il significato quotidiano e religioso della vita e del tempo e racconta un entroterra ricco di vivacità, di intelligenza, di imprenditorialità che danno più forza all’impegno delle istituzioni per la sua valorizzazione e riscoperta.” Il museo degli orologi “Roberto Trebino” a Uscio è visitabile, su appuntamento telefonico al numero 0185-919410, nei giorni feriali dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 17 e nelle mattinate dei festivi dalle 9 alle 12.
Nel museo di Uscio è rappresentata tutta la memoria della tradizione e delle tecniche costruttive della storica ditta Trebino con orologi da torre e campane conosciuti e ricercati in tutto il mondo e che scandiscono le ore e i tempi del culto religioso anche nelle cattedrali e nelle chiese brasiliane, argentine, giapponesi, eritree, svizzere, francesi, spagnole, romene, ungheresi, croate.
Accanto ai giganti della produzione Trebino, anche i più antichi sono precisi e affidabili come moderni cronometri da gara, c’è qualche “foresto” come quelli costruiti nelle Marche tra il 1750 e il 1775, con l’anima in ferro battuto, i cilindri di legno e i pesi di pietra e gli orologi austriaci, a cavallo tra otto e novecento, massicci ma snelliti da aste in legno per il pendolo.
Il museo è la vera proiezione tridimensionale del tempo e osservare Giorgio Trebino che carica a mano, facendo ruotare gli ingranaggi con una pantagruelica manovella, una delle antiche creature della fabbrica di famiglia, è come ripercorrerne da capo l’idea, il disegno, la costruzione e l’installazione su chissà quale torre o campanile. Qui si è iniziato con il legno, di cui era fatto il primo orologio da torre installato a Genova e proseguito con il ferro battuto, lavorato con lime e seghetti nei telai a castello o a “pollaio”, poi la ghisa, il bronzo, fino ai motori elettrici, ai telecomandi, per arrivare al traguardo, dal 2002, degli orologi radiosincronizzati con cambio automatico dell’ora legale e solare scelti anche dalle Ferrovie italiane.
Tutta la famiglia Trebino e i trentadue dipendenti dei quattro reparti della fabbrica (fonderia per le campane, carpenteria metallica, elettrificazione ed elettronica per le campane e gli orologi da torre) sono fierissimi di ogni orologio, di ogni campana, ma l’orgoglio e l’emozione con cui annunciano “dal 1958 siamo fornitori del Vaticano” sono assolutamente speciali, come il cliente che mezzo secolo fa li ha scelti per costruire i grandiosi orologi della Basilica di San Pietro, e dal 1994 per i moderni impianti di elettrificazione per le campane e gli orologi delle Basiliche vaticane di San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo Fuori le Mura e Santa Maria Maggiore.
Bastano una trentina di chilometri da Genova, con uscita a Recco dall’autostrada A12 e poi risalendo la strada provinciale 333, per arrivare al museo di Uscio, tra macchine che sembrano inventate da Jules Verne e sono, invece, i frutti veri, verissimi, di quell’ingegno ligure che ha saputo incarnare il tempo.