Lo Studio 54 era una discoteca di New York posizionata al numero 254 Ovest della Cinquantaquattresima Strada a Manhattan, tra la Settima e l'Ottava Avenue, inaugurata nel 1977 e chiusa nel 1986.
Allestito all'interno di un teatro che fino al decennio prima fungeva da studio televisivo (da cui il nome) è universalmente riconosciuto come il primo esempio di discoteca di grande successo come viene inteso oggi. Aiutati dalla P.R. della moda Carmen D’Alessio, Steve Rubell e Ian Schrager ne diventano i proprietari. L’inizio, è in grande stile, dietro il cordone rosso che da all’entrata ci sono personaggi come Bianca Jagger, una giovanissima Brooke Shields e Donald Trump. Pare che il buttafuori la sera dell’inaugurazione lasciò fuori gente come Frank Sinatra, Mick Jagger e l’attore Warren Beatty. E’ l’inizio di una leggenda, di uno dei club che hanno fatto la storia del XX secolo. Eccentricità, stravaganza, grandi nomi e quintalate di droga, in un epoca in cui (per ammissione della gola profonda della DEA Micheal Levine) gli Stati Uniti combattevano i narcotrafficanti facendoli salire al potere.
Lo Studio 54 è famoso dunque per i suoi party inaccessibili, dove Steve Rubell però adorava andare a pescare perfetti sconosciuti in mezzo alla folla, per mischiarli insieme alle celebrità. Decadenza, gossip, un sottobosco perfetto per gli insignificanti scatti di Andy Warhol, per le performance della venere nera Grace Jones.
Caratteristica principale del locale era l'altissimo grado di selezione di clientela che veniva effettuato all'ingresso, le provocazioni al costume e la stravaganza delle serate proposte. L'intento del gestore del locale (Steve Rubell) era infatti quello di garantire all'ospite "la più grande festa del mondo" nonché quello di scioccare con gli eccessi la città di New York. Gli eccessi erano l’ordine del giorno, una decadenza tale da far sembrare gli antichi romani dei puritani (Bianca Jagger festeggiò il proprio compleanno, entrando dentro il club in sella ad un cavallo bianco...lei era la regina dell "Studio ", che a sua volta era il cuore di NY, che a sua volta era la capitale del mondo).
Chi ne era un abituè sapeva che per essere alla moda là non c'erano regole che tenessero, ogni stile purchè accattivante e originale al punto da convicere i "Butta Dentro" che tu avevi classe, era ben accetto alla discoteca più cool del mondo, ma serviva se volevi arrivare al Top nei Privè ( che a detta di molti facevano sembrare Sodoma e Gomorra un asilo ).
La musica riprodotta ad alto volume, le scenografie allusive (emblematica era la falce di luna imboccata dal cucchiaino), le serate che ogni sabato prevedevano una sorpresa od un nuovo eccesso, fecero in modo che sin da subito questa discoteca si presentasse come un luogo dove le etichette sociali non contavano nulla, ma dove tutti potevano essere protagonisti.
La struttura del locale era essenzialmente quella di un banale cinema, composto da platea e galleria. La pista era situata dove prima era la platea, la consolle del DJ dove un tempo era il palco e la balconata, accessibile da una decoratissima scala in stile barocco, era la zona dei divani. Sotto la balconata e quindi alla stessa quota della pista, si trovava il bancone del bar. Ignorata dai più, era una saletta (il Privè) collocata ad una quota superiore in corrispondenza della balconata e dove poteva entrare un ristrettissimo numero di persone invitate esclusivamente dal gestore Steve Rubell.
Numerosissime furono le celebrità di quel periodo ospiti dello Studio54 (tra cui Elizabeth Taylor, Liza Minnelli, Andy Warhol, John Travolta, Truman Capote, Michael Jackson, Elton John ed una sconosciuta Madonna (ai tempi ancora cantante emergente ma contemporaneamente una gran discotecara). Un epoca d’oro, e sullo sfondo delle celebrità la musica di Gloria Gaynor, Blondie, Grace Jones, Chic, Diana Ross ed Amii Stewart.
Tuttavia l'età d'oro del locale durò appena tre anni, poiché il gestore fu arrestato per possesso di droga e frode al fisco (nei nascondigli del club gli agenti troveranno montagne di soldi e tanta cocaina). Cambiando gestione restò comunque aperto fino al 1986 quando venne chiuso e quindi riabilitato a teatro (tutt'ora funzionante).
Nel 1998 il regista Mark Christopher ha celebrato quest’epopea del nulla con un film, in cui si racconta la storia del club attraverso le vicende dei suoi giovani baristi, ragazzotti venuti dal New Jersey.
La Disco Music non morì, si evolse semplicemente in qualcosa di nuovo chiamata House Music...