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MessaggioTitolo: San'à صنعاء,   San'à صنعاء, EmptyMer Ott 10, 2012 7:51 pm



San'à

YEMEN

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Patrimonio dell'umanità dal 1986


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San'à, già capitale dello Yemen del Nord, dal 1990 è la capitale dello Yemen riunificato. Situata al centro di un vasto altopiano, è cinta da mura e con tipici palazzi yemeniti a più piani; centro commerciale, culturale ed economico del Paese. È divisa da mura interne in tre quartieri (arabo, turco ed ebreo).

Secondo la tradizione la fondazione della città risale a tempi biblici; fu fondata da Sem, figlio maggiore di Noè e capostipite delle popolazioni semite, il quale dopo aver abbandonato il suo paese trovò prima il Rub al-Khali, il "Quarto Vuoto" - terribile deserto sabbioso - e, successivamente, una terra di alte montagne e valli fertili e decise di fondare una città: San'a'.

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La città, situata su un altopiano di 2300 m. ai piedi del Jebel Nuqum, è un compendio di tutte le bellezze yemenite. Nel 1984 è stata inserita, dall'Unesco, tra i beni culturali da salvare anche grazie all'allarme lanciato dal regista Pasolini quando, una decina di anni prima, vi si era recato per le riprese del film "Il fiore delle Mille e una notte". Sana'a, secondo la tradizione, sarebbe stata fondata da Sem, figlio di Noè che, proveniente da nord, cercava un posto dove stabilirsi e scelse il luogo mostratogli da un uccello. Ancora oggi, per questa leggenda, Sana'a (letteralmente città-fortificata) porta il soprannome di "città di Sem". Tornando alla storia, la città ebbe una certa importanza probabilmente dopo l'antico regno di Saba quando, nel I sec d.C., entrò a far parte del regno Himyarita per poi diventarne in seguito la capitale. Dopo una breve parentesi in cui, nel VI sec. d.C., fu governata per una cinquantina d'anni dagli Etiopi, nel secolo successivo i musulmani prima, che la fecero città santa, e i turchi poi (dal 1548), la governarono con alterne vicende fino a quando, nel 1918, divenne la capitale del regno indipendente dello Yemen.

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Le mura che osserviamo oggi risalgono al X sec. d.C. ed includono la città vecchia che comprende il quartiere arabo, turco e quello ebraico, abbandonato nel '49. In origine le porte della città erano sei, ma solo una ha conservato la sua antica struttura, Bab al-Yemen, ed è da qui che ci addentriamo nella città vecchia e nel suo suq. Appena varcato l'ingresso un intenso traffico di asini, carrettini e biciclette ci inghiotte in una folla dagli abiti coloratissimi che ci lascia letteralmente incantati. Inizia il Suq al-Milh, mercato del sale che si snoda in mille vicoletti che si intersecano tra loro in una miriade di piccole botteghe di merci profumate ed insolite e di abili artigiani intenti nel loro lavoro. Gli uomini yemeniti, che si incontrano per la città, indossano tutti la mashedda, il tradizionale turbante, ma ciò che rende fiero il loro portamento è la jiambiya, il lungo coltello ricurvo che già da adoloscenti portano nelle decoratissime cinture come simbolo di virilità. Le donne invece, quasi tutte velate, hanno un loro fascino misterioso che esprimono, particolarmente le più giovani, mettendo in mostra splendide mani dalle unghie elegantemente laccate e fantasiosi disegni di hennè che ne incorniciano i volti dai penetranti occhi scuri. Tutto ciò almeno finchè divenute donne, dovranno coprirsi il viso e le mani come la volontà dello sposo quasi sempre richiede. Alzando finalmente lo sguardo da questo bagno di folla, colori e profumi che ci stordisce si apre dinanzi a noi un vero e proprio museo all'aperto costituito da architetture fiabesche: alti e sfarzosi palazzi in fango e pietra, finemente decorati da bianchi ricami in calce che, arricchiti da un sapiente gioco di traforo e coronati da torri merlate, ci riportano alla favola di Aladino della nostra infanzia. Visitiamo quindi una di queste case-torre, che possono raggiungere anche 7-8 piani d'altezza. Costruite inizialmente con intenti difensivi, ora hanno il pianterreno adibito a stalla e a magazzini, i primi piani sono riservati alle donne e ai bambini, quelli superiori invece al soggiorno e ai servizi e l'ultimo, il Mufredge, o camera con una bella vista, solamente agli uomini della casa che vi ricevono gli amici ma dove nessuna donna può assolutamente entrare. E' ormai sera quando dall'alto della terrazza merlata veniamo sorpresi dal sorgere di un'immensa luna, tipica di queste latitudini, che, silenziosa complice di questa città, ci accompagna nelle incantate atmosfere delle notti yemenite.

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A 15km circa a nord-ovest di San'a, in una spaccatura della montagna giace una verde vallata fertile tutto l'anno, in cui crescono qat ed una gran varietà di frutta mediterranea. Questa è la valle chiamata Wadi Dhahr percorsa da un torrente secco (il termine Wadi significa torrente) che durante la stagione dei monsoni raccoglie le abbondanti piogge. Nella valle sorge il Palazzo della Roccia (Dar al-Hajar),uno dei siti più fotografati dello Yemen, che è diventato una specie di simbolo dell'intero paese per la sua ardita posizione. Il palazzo rappresenta l'eccellenza architettonica e mostra come la gente faccia fronte alla natura e trasformi le sue complicazioni in monumenti. Tutto questo appare chiaro a chiunque visiti la Wadi Dhahr; affacciandosi da una montagna si può vedere un enorme palazzo costruito sulla sommità di una montagna, nel cuore della valle che è circondata da alberi da frutta. La fama di questa valle risale a tempi passati, come indicato dai disegni ritrovati nelle rocce della valle, che hanno portato gli archeologi a concludere che la valle fosse abitata già nella preistoria. La prima menzione alla Wadi Dhahr risale al VII secolo a.C., alla famosa Immagine di Al-Nasr, che rappresenta un importante periodo della storia dello Yemen e guadagna il suo significato da colui che lo dipinse, Karb Al-Watribin Dhamar Ali Makrab Saba. Il disegno ci porta alla conclusione che la valle sia apparsa durante il prosperoso periodo del Sabei all'interno del territorio della tribù di Dhee Ma'dhan. Il nome “Dar al-Hajar” si riferisce alla roccia su cui il palazzo è stato costruito. Le narrazioni differiscono riguardo l'età di questo alto palazzo (alcune asseriscono che risalga all'epoca pre-islamica), ma sono tutte concordi riguardo il fatto che il palazzo, conosciuto dagli yemeniti come “al-Dar”, sia andato incontro a periodi di distruzione e ricostruzione. Il palazzo fu completamente distrutto durante il dominio ottomano in Yemen, a causa di violente piogge. Quindi fu ricostruito dall'Imam Al-Mansur, che ne fece la sua casa. Questa fu un'usanza comune a molti sovrani yemeniti nei tardi periodi, ma ne fecero un palazzo, un luogo per le vacanze, non una residenza permanente in cui vivere. Più tardi, l'Imam Yahya ristrutturò il palazzo e aggiunse alcuni servizi, come un mafraj, che è una stanza all'ultimo piano della casa e dalle cui finestre si può vedere la valle da ogni angolo. Si dice anche che il palazzo sia stato costruito nel tardo XVIII secolo sulle rovine di un antico palazzo sabeo, conosciuto come Dhoo Seedan. La Dar al-Hajar era famosa per la sua fertile valle circostante e le varietà rare di frutti. Il famoso storico Al-Hamdani nel suo libro “Descrizione della Penisola Arabica” ( III secolo a.H. ) descrive il palazzo, il giardino circostante e i frutti qui piantati. Nel suo libro dice: “Tra i luoghi storici dello Yemen è Dhahr, in cui si trovano una valle ed un castello -riferendosi a “Dhahr bin Sa'id”, un luogo a due ore di distanza da Sana'a. In questa valle c'è un grande fiume che irriga due giardini in cui si trova una grande varietà di viti, come la Bayadh, Al-Sooda, Al-Atraf, Al-Nawasi, Al-Ziyadi, Al-Farsi, Al-Jerashi, Al-Oyoon, Al-Dhorooa, Al-Qhawareer, Al-Seysaban, Al-Romi, Al-Noshaey, Al-Dawali, Al-Ama'r, Al-Darbaj, Al-Razeqhy, etc.. Tra i vari tipi di pesche ci sono:Al-Himyari, Al-Farsi, Al-Kholasi. Non [si trovano] solo questi frutti ma anche fichi e pere, che non si trovano da nessun'altra parte, come dicono i forestieri che giungono a Sana'a, e anche mele dolci da sidro, mandorle, noci, mele cotogne, melograni, così come vari tipi di rose”. Al-Hamdani ritrae anche il modo in cui veniva irrigata la valle. L'irrigazione andava dal basso verso l'alto della montagna. I giardini erano annaffiati tutti allo stesso modo, anche se i loro proprietari erano immigrati o la terra non era stata seminata. Il responsabile dell'innaffiamento era chiamato daeel. Al-Hamdani parla di un fiume chiamato “il fiume della valle”, che non era pieno durante il periodo della jahiliyya, ma quando si verificavano dei temporali il livello dell'acqua si alzava un po'. Costui afferma che la sorgente di questo fiume si trova sul monte Hadhoor e scorre dal fondo di Raia'an e dalla vetta della Dhahr.

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La Dar al-Hajar è un palazzo a sette piani e può essere raggiunta da un cortile lastricato di pietre. Alla destra della porta del recinto vi è un albero gigante chiamato in arabo al-talooq, risalente a più di sette secoli fa, la cui circonferenza supera i tre metri. Il palazzo ha 35 stanze, una grande camera per gli ospiti e numerose sale. Le scale sono state concepite in modo molto innovativo e artistico, unite insieme dalla sommità della roccia al suo fondo. Sul lato sud del palazzo c'è un balcone nascosto con piccole piscine in cui i servi erano soliti fare il bucato. Ci sono anche negozi sotterranei, con porte che conducono ai giardini vicini e loggiati con belle colonne ed archi. Sulle montagne circostanti ci sono molte torri di guardia. Nel cortile del palazzo vi è una suite privata separata, chiamata Al-Shadrawan, con alti alloggi estivi circondati da finestre in legno, un ampio cortile e tre fontane d'acqua. Il cortile comprende anche molti servizi di lusso, come cucine e bagni turchi. L'edificio principale al primo piano ha un ingresso e molte piccole stanze. Attraverso le scale, che sembrano scavate nella roccia, si accede al secondo piano, dove si trovano molte grotte, che si dice fossero utilizzate per conservare i cadaveri ai tempi del palazzo sabeo, su cui poi è sorta la Dar al-Hajar. La cosa positiva è che la roccia ha un pozzo profondo 180 metri che forniva acqua ai residenti del palazzo (e questo elemento, a opinione di tutti coloro che hanno visitato la Dar, contribuisce ad accrescere l'aurea di mistero che circonda questo edificio). Oltre a questo vi è un altro canale, utilizzato per la ventilazione. Il terzo e quarto piano costituivano la casa dell'Imam, delle sue guardie del corpo e delle donne. Le camere degli uomini erano separate da quelle delle donne e per questo motivo furono costruite due serie di scale, ciascuna conducente ad un locale separato. Il quinto piano ha la stessa struttura, ma include anche un magazzino per conservare i cereali. Il sesto piano ha un balcone per i piccioni, usati per la corrispondenza col re. Era riservato al re ed era il luogo dove costui incontrava i suoi ospiti o stava solo, specialmente in estate. Il settimo piano invece era per l'inverno. I diversi piani indicano che nella progettazione degli edifici, le stagioni ed i cambiamenti climatici furono prese in considerazione utilizzando calcoli astrologici e di ingegneria molto precisi, in cui gli architetti yemeniti eccelsero fin dai tempi antichi.

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La Dar al-Hajar è stata ricostruita attorno agli anni '30 per volere dell'Imam Yahya, come sua residenza estiva. Oggi il palazzo è di proprietà del governo, è stato confiscato dopo la rivoluzione del 1962 ed è rimasto vuoto fino al 1990. nel 1990 un'associazione tedesca ha finanziato la ristrutturazione del palazzo. Che è stato trasformato in un museo, di cui la casa è il principale reperto e dove periodicamente vengono ospitate mostre fotografiche.



Fonti:

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