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 Manoscritti del Mar Morto

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MessaggioTitolo: Manoscritti del Mar Morto   Manoscritti del Mar Morto EmptyDom Ott 14, 2012 9:58 am



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Manoscritti del Mar Morto

Un giorno del 1947 tre pastori beduini notarono due piccole aperture in una scarpata dove pascolavano le loro greggi. Allora lanciarono un sasso che, passando attraverso la spaccatura della roccia, produsse un rumore strano, come di cocci rotti. La curiosità li spinse a indagare perché. Uno di loro riuscì a passare attraverso la stretta fenditura, pensando che dietro ci sarebbe stato qualcosa di interessante, magari un tesoro. Ma quello che il pastore trovò era una grotta seminascosta da rocce che ospitava dieci polverosi orci: tutti vuoti (qualcuno li aveva preceduti e ne aveva rubato il contenuto), tranne uno che conteneva dei vecchi rotoli di pergamena scritti in uno strano alfabeto. Ignorandone il valore, i beduini consegnarono i rotoli a un certo Kando (un mercante siriano, cristiano, appassionato di antichità, nella cui tenda a Betlemme si rifornivano i beduini) per vedere se potevano ricavarne del denaro.

In seguito lo stesso mercante ricevette una seconda visita dei beduini con nuovi manoscritti, mentre altri ancora furono affidati a un antiquario della stessa città, tale Salahi.

Le pergamene del mercante siriano finirono nelle mani del vescovo della comunità sirio-cristiana di Gerusalemme. Quest'ultima, a causa dei danni subiti dal suo monastero durante la guerra arabo-israeliana del 1948 (che portò alla fondazione dello Stato di Israele), era molto bisognosa di fondi: i manoscritti erano antichissimi, sicuramente avevano un notevole valore, quindi nel 1954 vennero messi in vendita negli Stati Uniti.

La storia che segue è rocambolesca,. Dopo diverse vicissitudini, due professori ebrei, Eleazar Liffa Sukenik e suo figlio, già avvisati della possibile importanza dei manoscritti per la storia del giudaismo antico, nel maggio del 1954 riuscirono ad acquistarli per lo Stato israeliano. Complessivamente sette manoscritti andarono a finire nei seminterrati dell'Università Ebraica, di Gerusalemme. Negli anni successivi gli Ebrei acquisirono altri testi che erano tornali alla luce. Oggi sono conservati, con notevoli misure di sicurezza, nel Santuario del Libro a Gerusalemme; altri manoscritti sono custoditi ad Amman, a Parigi e alcuni frammenti sono in mano a privati.

Dal 1952 al 1956 un gruppo di beduini, e in seguito archeologi e soldati, ispezionarono palmo a palmo il deserto, perlustrando centinaia di caverne e siti di rovine. Circa venti grotte restituirono documenti scritti, oltre a iscrizioni e ostraka (testi scritti su frammenti di terracotta). Se ne trovarono più di mille, dei quali circa ottocento appartengono proprimente al gruppo dei cosiddetti "manoscritti di Qumran o del Mar Morto".

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I manoscritti risalgono a un periodo compreso tra il II secolo a.C. e il II d.C. e sono scritti prevalentemente in ebraico, con alcune parti in aramaico. Si dividono in tre gruppi. Il primo comprende testi della Bibbia ebraica, con brani di libri canonici eccetto quello di Ester. Il secondo riunisce testi apocrifi (ossia non accolti nell'elenco dei libri sacri) dell'Antico Testamento: tra essi il Libro del profeta Enoc, i Testamenti dei Dodici Patriarchi, il Libro dei Giubilei, altre riscritture della Genesi, ecc, alcuni dei quali non erano conosciuti fino alla scoperta di Qumran.

Il terzo gruppo corrisponde a testi propri delle genti che abitavano nell'insediamento o "comunità" di Qumran, sia dell'epoca della sua fondazione (ad allora risale la cosiddetta "Regola della comunità") sia di fasi storiche successive. Fra gli altri si annoverano: il Documento di Damasco, salmi e inni di ringraziamento, i commentari ai profeti, le prescrizioni sui comandamenti di Mosè; il Libro della guerra, o descrizione della battaglia tra i figli della luce e delle tenebre.

La loro importanza sta nel fatto che sono giunti fino a noi direttamente, senza passare attraverso copisti o altre mani, che avrebbero potuto censurarli o alterarli. Prima della loro scoperta, i manoscritti più antichi della Bibbia in Ebraico erano in un testo del IX secolo, mentre quelli di Qumran risalgono al II secolo a.C - II d.C. Sono quindi una testimonianza di prima mano del pensiero giudaico prima della nascita di Cristo e della successiva diffusione del pensiero cristiano. Essi inoltre risultano molto utili per comprendere il contesto storico in cui si sviluppò nei secoli successivi il pensiero religioso tramandato nel Nuovo Testamento.

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L'origine degli Esseni - Non conosciamo con precisione la provenienza di questi testi. Alcuni ricercatori hanno sostenuto che la raccolta non sia altro che una biblioteca di Gerusalemme nascosta nelle caverne vicine al Mar Morto per evitare che i Romani se ne impossessassero quando, verso l'anno 68 d.C, avanzarono con le loro truppe verso quella città per soffocare la prima grande rivolta giudaica contro l'Impero. In generale, tuttavia, si ritiene che i rotoli facessero parte di una biblioteca privata che un gruppo di Giudei della setta degli Esseni aveva man mano creato lungo un arco di più di due secoli nell'insediamento chiamato oggi Qumran. Quando i Romani vi si avvicinarono, gli Esseni, per preservarli, misero i rotoli in alcune giare, che sigillarono con la pece e che sparpagliarono in alcune grotte dei dintorni, la cui entrata venne poi occultata. Nel I secolo d.C, gli Esseni formavano un nucleo di circa quattromila persone sparse in tutta la Giudea che vivevano in comunità, di solito nei dintorni delle città. Come i Farisei, gli Esseni auspicavano il rinnovamento e la restaurazione di Israele e lottavano contro l'assimilazione dei Giudei allo spirito dell'ellenismo. Ricercavano la purezza rituale e una strettissima osservanza della Legge. Non avevano proprietà privata e i salari guadagnati dai membri del gruppo venivano consegnati ad amministratori comuni che provvedevano alle necessità di ciascuno. Erano soprattutto dediti all'agricoltura e rifiutavano la fabbricazione di armi e ogni tipo di commercio, tranne che con i loro correligionari. Le loro comunità erano aperte all'accoglienza di nuovi membri che fossero disposti a svolgere una vita dura e ad accettare gli ideali religiosi del gruppo. Il matrimonio era consentito, ma alcuni erano celibi, in quanto avevano delle serie obiezioni riguardo alla corruzione della donna e alla concupiscenza in genere.

La secessione - Verso il 140-130 a.C. da questa comunità di Esseni si distaccò un piccolo gruppo capeggiato da un sacerdote di Gerusalemme, profeta ed esperto della Legge. Il motivo della loro secessione risiedette probabilmente nelle divergenze avute con gli altri sacerdoti e con la totalità dei Giudei su questioni legali, sul culto, sull'interpretazione della funzione del Tempio e, soprattutto, sul calendario delle feste consacrate e sul loro significato.

I dissidenti si ritirarono a Qumran, dove formarono una comunità che credeva di essere la vera "erede" di Israele e che si stava preparando, con una vita di estrema e peculiare fedeltà alla Legge, all'imminente avvento del regno di Dio, il che implicava la fine del mondo e il sorgere di uno nuovo. Le pergamene di Qumran ci dicono che i componenti del gruppo si consideravano gli "eletti", gli "uomini della nuova alleanza", "i figli della luce", gli unici predestinati a essere salvati nella catastrofe ormai vicina.

L'insediamento di Qumran - Qumran è l'abbreviazione dell'arabo Khirbet Qumran, che significa "rovine di Qumran", anche se non sappiamo affatto come il luogo fosse chiamato anticamente. Con tale termine si designa un complesso di edifici costruito sulle rovine di un'antica fortezza ebraica risalente ai secoli VII e VI a.C. e situato sulla costa occidentale del Mar Morto, pochi chilometri a sud di Gerico.

Il gruppo di Esseni che si ritirò lì a metà del II secolo a.C. ricostruì il villaggio e lo trasformò nella sede centrale di un insieme abitativo che probabilmente aveva altri insediamenti nelle vicinanze. In questo villaggio dovevano abitare pochi individui, forse soltanto i capi. Gli altri abitanti (che potevano essere circa duecento) vivevano in caverne, case o tende intorno a Qumran e si riunivano lì per i riti religiosi comunitari.


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Accanto all'entrata fu edificata una torre di difesa, oltre a varie strutture come magazzini, botteghe e altre grandi sale (probabilmente per le riunioni, le preghiere o gli atti liturgici), uno sciptorium per la copiatura dei libri e un'altra sala per consumare i pasti in comune, il refettorio. Di "celle" o dormitori per riposare ve ne erano davvero pochi, il che fa supporre che il luogo dovesse essere adibito soprattutto a riunioni e a attività lavorative.

È stato anche localizzato un buon numero di cisterne o bagni rituali (mikvaot), molto simili a quelle scoperte a Gerusalemme. L'acqua arrivava nel recinto abitativo da un fiumiciattolo vicino attraverso una sorta di acquedotto.

L'insieme di edifici fu colpito probabilmente da un terremoto e un incendio durante il regno di Erode il Grande (il re della strage degli innocenti narrata nel Vangelo di Matteo) verso il 30 a.C., ma successivamente gli Esseni lo ricostruirono e vi abitarono fino al 68 d.C, inizio delle ostilità contro i Romani che si conclusero nel 70 d.C. con la sconfitta del Paese e la distruzione di Gerusalemme e del Tempio per mano delle truppe imperiali di Vespasiano e Tito.

Gli Esseni si differenziavano dagli altri Giudei per il loro rigido determinismo: sostenevano infatti che tutto dipende dalla ferrea volontà di Dio, il quale quasi predetermina, creando ogni essere umano con precise disposizioni di anima e corpo, coloro che sono destinati a salvarsi e quelli che invece non si salveranno.

Sostenevano, tuttavia, in modo contraddittorio, che l'essere umano è relativamente libero e deve scegliere il sentiero del bene, sotto l'influsso degli angeli buoni, e fuggire il sentiero del male, controllato da Satana (chiamalo Belial).

Possedevano libri religiosi segreti sull'origine della loro setta e delle sue particolari convinzioni, e si dedicavano a studiarli con passione, insieme con le Sacre Scritture comunemente accettate dal giudaismo in generale. Erano convinti dell'imminenza della fine del mondo e dell'avvento del regno di Dio nella terra di Israele attraverso una lotta contro i poteri del male (soprattutto l'Impero romano) e contro qualunque straniero che non rispettasse la legge di Mosè. Gli Esseni, perlomeno quelli di Qumran, credevano in diversi tipi di Messia. Parlavano, quindi, della prossima venuta di un Messia doppio: uno sacerdotale, incaricato dell'adempimento della legge, e un altro guerriero, a cui spettava il compito di ingaggiare la battaglia definitiva contro gli stranieri che dominavano in Israele.

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Qumran e l'origine del cristianesimo - Una questione che ci si pone è come la scoperta dei manoscritti di Qumran abbia influenzato la nostra comprensione del cristianesimo primitivo. Anzitutto va constatato che, malgrado le notizie sensazionalistiche di alcuni libri e articoli di riviste, nei testi non vi è alcuna informazione diretta sul cristianesimo. In pratica tutti i documenti di Qumran sono anteriori alla nascita del cristianesimo. Inoltre, non contengono neanche un pensiero specificamente cristiano: in nessun punto si nomina Gesù, né si menziona alcuno dei suoi insegnamenti o delle interpretazioni dei suoi seguaci (a noi pervenute attraverso il Nuovo Testamento) circa la figura e la missione di Gesù di Nazaret.

Persino i testi di Qumran che si ritenevano resti di Vangeli (per esempio, il celebre frammento denominato 7Q5, alcune righe del Vangelo di Marco) fanno parte in realtà di altri documenti ebraici antichi, come quelli del Libro del profeta Enoc. Il Nuovo Testamento non cita mai gli Esseni, anche se parla ampiamente dei Farisei e, in misura minore, dei Sadducei. Perciò, per rispondere alle domande sui rapporti che legavano Gesù, Giovanni il Battista o le prime comunità di cristiani con gli Esseni (cioè se facessero parte o avessero dei legami speciali con questa comunità) non c'è altro modo che quello di confrontare le idee degli uni e degli altri.

Per quanto riguarda Giovanni Battista, va detto che esistono alcune somiglianze tra il suo battesimo, la sua predicazione della fine del mondo, la sua educazione nel deserto e avvenimenti analoghi nelle storie degli Esseni. Ma a fronte di queste possibili coincidenze vi sono delle notevoli differenze, e sono proprio queste che possono gettare più luce sulla questione se il Battista fosse esseno o meno. Il battesimo di Giovanni era un atto unico, non una serie continua di abluzioni giornaliere, e non era compiuto da un individuo su se stesso, come a Qumran, ma era un'altra persona che battezzava il postulante.

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In Giovanni il battesimo aveva un carattere quasi sacramentale: era come il segno che Dio aveva perdonato le mancanze del peccatore una volta che questi si era aperto il cammino verso il perdono con il pentimento interiore e il manifesto proposito di fare ammenda; a Qumran, al contrario, non si ha alcuna notizia di un rapporto diretto delle abluzioni cultuali con il perdono dei peccati o con la conversione, in quanto tali riti erano praticati dai membri della comunità già convertiti.


Neanche l'alimentazione e le vesti del Battista somigliano a ciò che sappiamo dei Qumraniti attraverso i manoscritti del Mar Morto.

L'interesse per tutti i peccatori mostrato da Giovanni e la sua mancanza di attenzione per la purezza rituale sembrano escluderlo dalla comunità che stava dietro ai rotoli del Mar Morto. Inoltre, né nei Vangeli, né nei manoscritti del Mar Morto si trovano testi dai quali si possa dedurre con certezza che Giovanni fosse stato a Qumran in un qualche momento della sua vita.

Sembra che Gesù fosse in realtà un discepolo del Battista e che non si sia mai allontanato radicalmente da questi nel corso della sua successiva missione solitaria in terra. Se, pertanto, Giovanni Battista non fu un esseno, è teoricamente poco probabile che Gesù lo fosse. Le idee teologiche di Cristo simili a quelle degli Esseni trovano spiegazione nella vicinanza del Nazareno e del gruppo di settari di Qumran al senso religioso ebraico diffuso in quel periodo.


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Al contrario, le evidenti divergenze tra l'ideologia di Gesù e quella proclamata noi documenti del Mar Morto sembrano avere un peso decisivo al momento di negare qualunque appartenenza di Gesù al gruppo essenico. Innanzitutto, l'idea del Regno o Regno di Dio, centrale nella predicazione di Cristo, ha un ruolo minoritario nei documenti di Qumran, così come nell'Antico Testamento. Inoltre, la speciale attenzione che Gesù riserva alle persone respinte dai pii giudei (prostitute, pubblicani e altri) lo distanzia infinitamente dalla dottrina teologica di Qumran. Per questi Esseni la predicazione di Cristo sarebbe stata uno scandalo. Vi sono altre divergenze di pensiero che inducono a pensare che Gesù non sia mai stato un membro degli Esseni e tantomeno di quelli di Qumran.

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1. ENTRATA PRINCIPALE - Si trova nel settore nord-orientale del recinto abitativo, ai piedi della torre. Lo scarso spessore delle mura induce a dubitare della funzione di Qumran come fortezza.

2. TORRE DI AVVISTAMENTO - È l'elemento meglio conservato dell'insieme. Era alta due piani e forse derivava dalla fortezza sulla quale sorse il villaggio. Veniva usata come magazzino.

3. CUCINA - Di grandi dimensioni, aveva cinque camini. La sua posizione, lontana rispetto al refettorio, pone agli archeologi dei seri dubbi.

4. REFETTORIO - Sala allungata e lastricata, situata di fronte a una cisterna che serviva per tenerla pulita. È stato rinvenuto un podio di pietra usato forse dal capo della comunità.

5. DISPENSA - Accanto al refettorio è stata trovata una stanza piena zeppa di recipienti di ceramica. Di recente è stata ritenuta un magazzino per gli artigiani.

6. SCRIPTORIUM - I resti di una tavola di calcina e di un banco accostato alla parete, hanno indotto a ritenere che il locale fosse adibito a studio.

7. SALA DELL'ASSEMBLEA - L'ipotesi secondo cui in questi luogo si riunivano i capi della comunità si basa sulla scoperta di banchi calcarei addossati a tre muri della stanza.

8. ACQUEDOTTO E VASCA - Un canale portava l'acqua dalle montagne vicine fino a una grande vasca di decantazione situata all'entrata nord­occidentale del recinto abitativo.

9. CISTERNE - Un sofisticato sistema di canali e cisterne distribuiva l'acqua alla popolazione del villaggio. Alcune cisterne erano di grande formato (300 m2): un aspetto di difficile interpretazione.

10. BAGNI RITUALI - Nella tradizione giudaica esisteva il dovere di fare un bagno rituale, o mikvah, prima di entrare nel tempio, obbligo che si crede fosse applicato anche a Qumran.

11. LAVANDERIA - Dopo il terremoto del 31 a.C, questo insediamento e gli altri contigui vennero interrati e destinati a essere utilizzati come magazzini. Originariamente erano stati costruiti in calcina.

12. BOTTEGA DEL VASAIO - Situata nella parte sud-ovest del recinto, la bottega possedeva una bacinella per preparare l'argilla, un tornio in pietra e due forni per la cottura.


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