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 Storia dei formati musicali

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MessaggioTitolo: Storia dei formati musicali    Storia dei formati musicali  EmptyDom Ott 21, 2012 12:31 pm


Storia dei formati musicali

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Dischi in vinile

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Ci vorrebbe un libro per parlare del disco in vinile in tutti i suoi aspetti, ma vediamo di segnalare almeno i punti principali della sua nascita ed evoluzione.
E' nel lontano 1877 che iniziano le sperimentazioni per la registrazione della musica su supporti come rulli, cilindri, dischi, ecc.
Nel 1901 venne stabilito dalla Victor uno standard per la rotazione dei dischi: 78 giri al minuto.


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Questo permise l'inizio della diffusione di tali sistemi. La prima star del 78 giri fu Caruso.
A poco a poco ci furono delle evoluzioni: nel 1904 iniziarono le incisioni da entrambi i lati. Poco dopo nacquero anche le prime etichette discografiche indipendenti.
Un 78 giri da 10" durava poco più di 3 minuti.
Successivamente per varie ragioni (necessità di avere certe durate e assenza di standards) usciranno formati diversi, per quanto riguarda le dimensioni: 20" (circa 53 cm.), 16", 12" (la misura classica di 30 cm.).
Il grammofono aveva grosse dimensioni, infatti spesso era incorporato in un mobile.

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Si aggiungono ulteriori incertezze e variabilità anche per la rotazione del disco: 78 giri, 33 giri e 1/3 (diversa però da quella successiva), alla fine per l'uso domestico prese piede il 78 giri.
E' nel 1931 che nascono i famosi "Abbey Road Studios", molto avanzati tecnologicamente.
Le evoluzioni avvenivano a poco a poco, con alcune brusche frenate dovute alla guerra.
Il 1948 possiamo considerarlo la data ufficiale per la nascita del giradischi.
Viene anche definito il formato LP (Long Playing): diametro di 12 pollici (30 cm.) e velocità di 33 e 1/3 giri al minuto.
Poco dopo, nel 1949, la RCA presenta l'EP (Extended play), un vinile da 7 pollici (18 cm.) a 45 giri.
In questo periodo quindi spesso i dischi venivano prodotti in 3 formati differenti, 78, 45 e 33 1/3
Case costruttrici di giradischi dell'epoca erano EMT (usati anche dalla RAI), Garrard, Thorens.
Dal 1955 iniziano a diffondersi i giradischi anche nel mercato di massa.
Data l'esistenza dei tre formati, naturalmente dovevano avere un selettore per settare la corretta velocità.
Fino a questo momento sia gli apparecchi che i dischi erano monofonici, ed è solo nel 1957 che venne presentata una tecnica per la registrazione stereo.
Dopo appena un paio d'anni, la stereofonia prende piede.
Il 78 giri morì e proseguono il loro percorso solo il 33 giri e 1/3 e il 45 giri.
Le delicate meccaniche dei giradischi e l'equilibrio tra le varie componenti si perfezionano sempre più. I dischi regnarono incontrastati per l'ascolto della musica in alta qualità fino all'avvento del CD. Dopo iniziò il declino.
Continuarono a essere utilizzati dagli appassionati, una ristretta cerchio però rispetto, rispetto all'enorme folla che utilizza solo i cd.
In questi anni il mercato del disco è sopravvissuto per due fattori principali. Da un lato il collezionismo, infatti la maggior parte dei dischi originali e quindi di valore, degli artisti erano stati pubblicati originariamente nel formato disco.
Dall'altra parte, nei mercatini dell'usato c'era una ampia scelta di musica sotto forma di dischi in vinile, a costi molto bassi, per cui non era una cattiva idea prendersi un giradischi e fare incetta di vinili.

Nel 2008 il vinile ha un inatteso ritorno anche nel mercato del nuovo, ricompaiono vinili in alcuni Megastore come Mediaworld e Saturn. Una strategia sicuramente concordata con alcune etichette discografiche. Nelle riviste di alta fedeltà ricompaiono recensioni di giradischi, bracci, puntine e pre-fono. Questi ultimi si sono resi necessari visto che ormai nessun amplificatore home theater ha più un ingresso phono.
Il giradischi, il suo complicato assetto per ottenere un miglior suono, le grandi copertine dei vinili a distanza di anni, continuano ad avere il suo fascino.

MC - MusiCassette

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Il primo registratore della storia, è accreditato come invenzione a Valdemar Poulsen, che a fine '800 realizzò un registratore funzionante con un filo d'acciaio fatto scorrere di fronte ad un magnete.

E' solo nel 1963 però che la Philips presentò la musicassetta

La musicassetta è costituita da un nastro che viene fatto scorrere a 4,75 cm/s ed è utilizzabile dai due lati, sfruttabili girando fisicamente la cassetta dall'altra parte.

Le musicassette esistevano in svariate lunghezze, a partire dalle classiche che erano 60, 90, 120, per andare su lunghezze particolari, come quello molto corte dedicate agli home computer del periodo (in primis Commodore Vic 20, Commodore 64, Sinclair ZX81 e Sinclair ZX Spectrum). In seguito all'apparizione dei cd sono uscite durate dedicate, come quelle da 64 e da 100 minuti.

Molti sono i fattori che facevano sentire meglio o peggio la cassetta, in primis il tipo di nastro, ma anche il materiale con cui erano realizzati gli involucri e il perfetto funzionamento dei perni di scorrimento potevano contribuire in maniera significativi, alla qualità di registrazione e riproduzione.

Esistevano 4 tipi di nastro: il ferro (tipo I), il cromo (tipo II), il ferrocromo (tipo III) e il metal (tipo IV) e questo contribuiva ad aumentare le variabili in gioco a livello di interfacciamento con il registratore. Infatti in base al tipo di nastro utilizzato, bisognava fornire una diversa corrente di polarizzazione (bias).

Uno dei problemi principali della cassetta, come di tutti i supporti di registrazione analogici era il fruscio. Proprio per questo motivo sono nati dei sistemi dedicati ad attenuare il fruscio, inseribili e disinseribili manualmente sia in fase di registrazione che in quella di ascolto.
Tali sistemi hanno subito una evoluzione sostanziale e dopo il Dolby B che oltre ad abbassare il fruscio diminuiva in modo considerevole anche i suoni acuti, si sono succeduti il Dolby C, il Dolby HX Pro e in ultimo il Dolby S.

I migliori registratori avevano un sistema "computerizzano" che settava tutti i parametri in base al tipo di nastro/cassetta presenti al momento della registrazione. Per fare questo registravano alcuni suoni all'inizio della cassetta, che poi venivano riletti ed utilizzati per tarare bias, livello ed equalizzazione.

Molte le marche che hanno realizzato registratori Hi-Fi storici, ricordiamo tra tutte l'Aiwa con la serie AD, la Teac e la Nakamiki.

Con il passare degli anni vennero aggiunte una serie infinita di caratteristiche per aumentarne la comodità come la testina rotante per l'autorevense che permetteva di proseguire l'ascolto dell'altro lato senza doversi alzare e andare a girare la cassetta. Poi citiamo la ricerca dei brani (basata sugli spazi tra un brano e l'altro), i deck a doppia piastra che permettevano la duplicazione della cassetta con un solo apparecchio, ecc.


Stereo8


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Lo Stereo8 è un sistema a nastro magnetico nato nel 1966, per la riproduzione musicale in auto. Il nastro, alto 1/4 di pollice, scorre ad una velocità di 9,5 cm/sec, ed è chiuso dentro ad un contenitore di plastica detto cartuccia. La particolarità del sistema consiste nel fatto che il nastro ha uno scorrimento "infinito" in quanto l'inizio e la fine del nastro sono giuntati.
Tra la fine degli anni sessanta e i settanta, i dischi degli artisti principali venivano pubblicati in vinile, musicassetta e stereo8. Lo Stereo8 divenne fin da subito il sistema concorrente della musicassetta, perdendo però la partita con quest'ultima.

CD - Compact Disc

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Il CD viene presentato per la prima volta ai giornalisti nel Marzo del 1979 dalla Philips e viene commercializzato in Europa nel Marzo del 1983. Le stime sono grandiose, viene presentato come la novità tecnologica a più rapido sviluppo degli ultimi 20 anni e le ipotesi si sono avverate. Dopo appena 5 anni dalla commercializzazione, i lettori di CD superano nelle vendite quelli di giradischi, il successo quindi è strepitoso. I cd costano di più, malgrado costino di meno nella produzione dei dischi in vinile. Le etichette discografiche forniscono come scusa quella della novità, gli utenti li comprano comunque perchè con il cd non c'è il fruscio, perchè sono meno fragili del vinile e più pratici. Di contro le copertine sono microscopiche e ricomprare alcuni CD di cui si erano maneggiati i vinili fa un po' effetto. Nel 1988 il prezzo medio dei cd va dalle 23.000 lire alle 27.000 mentre i CD in economica costano 18.000 lire. Per fare un confronto dei prezzi, sempre nel 1988 i vinili costano mediamente dalle 13.500 lire alle 16.500 lire. Come con i vinili esistevano i singoli, vengono realizzati anche per il CD, con i CDS, dischi digitali del diametro di 3 pollici e mezzo venduti intorno alle 10.000 lire.

DAT - Digital Audio Tape

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Il DAT è stato introdotto dalla Sony nel 1987, e permette di riprodurre e registrare audio in formato digitale. Sono usciti registratori da casa e portatili ed alcuni DAT originali. Il formato ebbe un successo molto limitato, in pratica venne acquistato solo da alcuni audiofili. 2 i fattori principali che hanno affossato il DAT: l'elevato costo dei registratori e l'osteggiamento da parte delle case discografiche, timorose delle perfette copie che si potevano fare dei cd originali

DCC - Digital Compact Cassette


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La DCC viene presentata per la prima volta nel Dicembre 1990 dalla Philips, la sua inventrice. E' un sistema di registrazione digitale su cassetta, a testine fisse e nasce probabilmente per il fatto che il DAT non aveva avuto il successo sperato con il grande pubblico a causa dei costi elevati e della grande diffusione delle musicassette, che frenavano l'abbandono di un supporto così diffuso. Malgrado l'insuccesso del DAT, c'era comunque una sentita e per la sentita necessità di potere registrare fonti come il cd su un supporto ad alta qualità, invece che nelle vecchie musicassette. Memore degli errori di cui sopra, la DCC ha due grossi vantaggi rispetto al DAT: la semplificazione della meccanica (testina fissa contro testina rotante) che portavano vantaggi sul costo finale dell'apparecchio e la compatibilità con le musicassette! Ebbene si, nel DCC si potevano mettere sia le vecchie cassette che le nuove cassette digitali. In effetti la DCC aveva le dimensioni e la forma di una musicassetta, con la differenza principale che la parte dove si doveva vedere il nastro era coperta e protetta da uno sportellino metallico sullo stile dei floppy disk da tre pollici e mezzo. Tutte le meccaniche DCC avevano meccanica autoreverse e proprio per questo motivo la cassetta si poteva inserire da un lato solo nel registratore, perchè tutto il resto veniva gestito in modo automatico. In tutto la cassetta DCC ha 18 tracce (9 per lato) e la velocità di scorrimento è la stessa della musicassetta. Naturalmente su un sistema del genere non sarebbe stato possibile registrare un suono digitale a 16 bit con una delle classiche tre frequenze (32, 44.1, 48 khz). Non per niente nela realizzazione del DAT si era ricorsi ad una meccanica di una certa complessità... Qual'è allora il segreto? Il segreto è la compressione, che vediamo comparire per la prima volta su un supporto digitale. L'algiritmo di compressione utilizzato per il DCC è il PASC (Precision Adaptive Sub-band Coding). Il segnale audio viene diviso in 32 bande di pari ampiezza e l'algoritmo cancella i segnali che considera "non udibili". Il fattore di compressione è 4. Naturalmente un tale metodo ebbe una certa ritrosia da parte degli audiofili. Per il resto il sistema era ben realizzato e permetteva di sfruttare molte particolarità del digitale come la TOC che memorizzava i punti di inizio del brano in modo da poter saltare in qualsiasi momento a brani successivi o precedenti, così come si fa con il cd, ma con tempi un po' più lunghi dovuti all'attesa dello scorrimento del nastro nel punto voluto. Tra i registratori DCC usciti nel mercato citiamo il Philips DCC-900, il Technics RS-DC 10, il Marantz DD-82, il Grundig DCC-305 Il DCC ebbe un buon supporto da parte delle etichette discografiche (aderirono allo standard Polygram, BMG Ariola, EMI, Warner, ecc.), le cassette originali si potevano trovare in store come la Ricordi, registratori comparivano non solo nei negozi super specializzati ma anche in quelli di elettrodomestici. Malgrado questo la DCC non ebbe successo.

MD - Mini Disc

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Il mini disc di Sony esce per rivaleggiare con la DCC. La storia della Sony è piena di tentativi di imporre nuovi formati. Nel periodo delle videocassette analogiche, lanciò il Betamax per rivaleggiare contro il VHS e il Video 2000 di Philips. Successivamente quando iniziarono a comparire le prime videocamere consumer, lanciò il Video 8 e Video Hi8 contro il SHS-C e il S VHS-C. Nel periodo delle memorie a stato solido lanciò le Memory Stick contro le Compact Flash e le memorie SD. E si potrebbe proseguire oltre. Naturalmente in alcuni casi le proste erano molto interessanti (come le cassette Video Hi8, mentre in altri completamente inutili come nel caso delle Memory Stick). Il mini disc è un cd riscrivibile completamente protetto da una custodia, a parte una piccola finestra dove con lo scorrimento di uno sportellino del tutto simile ad un floppy, compare il disco. Essendo in pratica un compact disc ha tutti i pregi del compact disc, come l'accesso istantaneo ai brani, con in più il fatto di essere riregistrabile numerose volte e protetto contro polvere e graffi. I punti deboli? Stesso problema della DCC, il suono a qualità cd non ci sta nello spazio minore del mini disc e allora anche in questo caso, la Sony è dovuta ricorrere ad un algoritmo di compressione. Il suo nome è ATRAC (Adaptive Transform Acoustic Coding) e rispetto al PASC ha alcune caratteristiche pù avanzate, quali la suddivisione delle bande non fissa, ma che dà maggiore importanza alle basse frequenze e la suddivisione temporale del segnale variabile in base a criteri psicoacustici. L'ATRAC però per problemi di spazio sul supporto, utilizza un fattore di compressione maggiore rispetto alla DCC, per la precisione un fattore 5, rispetto al 4 di quest'ultimo. Alla prova dei fatti, malgrado tecnicamente l'ATRAC fosse più avanzato, le registrazioni da DCC erano migliori rispetto a quelle del mini disc, con i registratori presenti all'epoca (parliamo degli anni intorno al 1993). Nei negozi più foniti compaiono dischi originali sia in formato DCC che nel formato Mini Disc. Di fronte a questo doppio formato il pubblico è incerto, pochi decidono per acquistare l'uno o l'altro e la maggior parte decidono di attendere per capire come si muoverà il mercato e cioè se uno dei due prevarrà sull'altro, oppure se conviveranno entrambi. Tra i due litiganti compare però ben presto il terzo incomodo...


CD-R, CD+R, CD-RW Compact Disc registrabili e ri-registrabili tramite masterizzatori


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Iniziano ad uscire i primi masterizzatori per computer di compact disc. Inizialmente i cd registrabili costano intorno alle 50.000 lire l'uno e un masterizzatore veniva intorno al milione, ma come per tutti gli apparecchi informatici, i prezzi si abbasseranno ben presto, cambiando il futuro dei nuovi formati presentati pochi anni prima. La Philips è la prima che comprende che proseguire con la DCC sarebbe una battaglia persa. La Sony al contrario proseguirà per anni a proporre il proprio Mini Disc, migliorerà più volte gli algoritmi di coompressione ATRAC, continua a martellare con pubblicità su televisioni e riviste. Il risultato di questa enorme spesa pubblicitare c'è nel senso che qualcuno lo compra il mini disc, in particolare per quanto riguarda i lettori portatili, ma le vendite rispetto agli sforzi sostenuti per anni sono davvero minime.

Musica digitale "liquida"

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Con musica digitale "liquida" intendiamo la musica digitale che è indipendente dal supporto, ma che si diversifica solo dal sistema di codifica dei dati.
Cosa vuol dire indipendente dal supporto? Vuol dire che un brano in mp3 lo possiamo memorizzare in una penna usb, in una memoria SD, possiamo masterizzarlo su un CD o su un DVD, possiamo salvarlo nell'HD del computer e quindi il supporto diventa ininfluente, rispetto al suo contenuto.
Inoltre la musica diventa più impalpabile, proprio perché non più direttamente correlata con un supporto fisico. E' comunque corretto continuare a parlare di "disco" anche nel caso di questo tipo di fruizione, intendendo con disco una raccolta di canzoni.
E' più corretto utilizzare disco invece di album, quando si parla della raccolta dei brani di un artista, perché con quest'ultimo si intende solo un lavoro a lunga durata, mentre i file possono contenere anche singoli, EP, ecc.



Fonte: [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] / miste
Foto: Jarbas Agnelli
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