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 Le Strade Nuove e il sistema dei Palazzi dei Rolli - 1° Parte

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Le Strade Nuove e il sistema dei Palazzi dei Rolli - 1° Parte Empty
MessaggioTitolo: Le Strade Nuove e il sistema dei Palazzi dei Rolli - 1° Parte   Le Strade Nuove e il sistema dei Palazzi dei Rolli - 1° Parte EmptyLun Ott 01, 2012 11:30 pm


Le Strade Nuove e il sistema dei Palazzi dei Rolli

ITALIA


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Patrimonio dell'umanità dal 2006


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I Rolli di Genova o, più precisamente, Rolli degli alloggiamenti pubblici di Genova, erano, al tempo dell'antica Repubblica, le liste dei palazzi e delle dimore eccellenti delle nobili famiglie che ambivano a ospitare – sulla base di un sorteggio pubblico le alte personalità in transito per visite di stato.

In epoche successive, le medesime abitazioni hanno ospitato viaggiatori illustri che includevano il capoluogo ligure nei loro Grand Tour culturali o turistico-economici.

I Rolli costituiscono un unicum dei palazzi più prestigiosi del centro storico genovese, specialmente lungo le antiche Strade Nuove (via Garibaldi, dove ha sede il Comune, già Via Aurea, e via Balbi, sede della cittadella universitaria).

Il 13 luglio 2006 quarantadue degli ottanta palazzi iscritti ai Rolli sono stati inseriti dalla speciale commissione [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] riunita a Vilnius (Lituania) fra i Patrimoni dell'umanità. Per il loro restauro sono stati spesi negli anni novanta circa 10 milioni di euro, con l'impiego di capitali pubblici e privati.

Il 20 gennaio 2007 è stata posta dall'[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] all'inizio di via Garibaldi una targa con la motivazione che inserisce la serie dei Palazzi dei Rolli fra i patrimoni mondiali dell'umanità:

« Le maggiori dimore, varie per forma e distribuzione, erano sorteggiate in liste ufficiali (rolli) per ospitare le visite di Stato. I palazzi, spesso eretti su suolo declive, articolati in sequenza atrio, cortile, scalone, giardino e ricchi di decorazioni interne, esprimono una singolare identità sociale ed economica che inaugura l'architettura urbana di età moderna in Europa »

Le strade Nuove e il sistema dei Palazzi dei Rolli, nel centro storico di Genova (tardo XVI - inizi XVII sec.), rappresentano il primo esempio europeo di un progetto di sviluppo urbano con una struttura unitaria, dove le planimetrie furono distribuite da un'autorità pubblica e da un particolare sistema di "alloggio pubblico", basato sulla legge.

I Palazzi dei Rolli erano delle residenze costruite dalle famiglie aristocratiche più ricche e potenti della Repubblica di Genova all'apice del suo potere finanziario e marinaro. Il sito include un insieme di palazzi rinascimentali e barocchi lungo le cosiddette "Strade Nuove".

I palazzi della Grande Residenza eretti sulla Strada Nuova (ora Via Garibaldi) nel tardo XVI sec., formavano il quartiere della nobiltà, che in base alla Costituzione del 1528, assunse il governo della Repubblica. I palazzi sono generalmente di tre o quattro piani e sono caratterizzati da spettacolari scalinate all'aperto, cortili e logge che si affacciano su giardini, posizionate su livelli diversi in uno spazio relativamente stretto.

L'influenza di questo modello di progetto urbano è evidenziato dalla letteratura italiana ed europea nei decenni successivi. I palazzi offrono una straordinaria varietà di soluzioni differenti, che raggiungono un valore universale adattandosi alle caratteristiche peculiari del sito e al fabbisogno di una specifica organizzazione sociale ed economica. Offrono inoltre un esempio originale di una rete di guest house per visite di stato, come decretato dal Senato nel 1576. I proprietari di questi palazzi erano quindi obbligati ad ospitare le visite di stato, contribuendo in questo modo alla diffusione della conoscenza di un modello architettonico e di una cultura residenziale che attrasse famosi artisti e viaggiatori, di cui è un esempio significativo la collezione di disegni di Pieter Paul Rubens.

STORIA - I rolli - termine derivato dalla parola rotoli - vennero costituiti a partire dal 1576 su disposizione del Senato della Repubblica aristocratica rifondata dal principe ed ammiraglio Andrea Doria, che attraverso la sua riforma costituzionale aveva instaurato il dominio oligarchico e il conseguente inserimento della sovranità genovese nell'orbita della Spagna.

La minuziosità con cui i Rolli furono ideati e compilati, solo pochi decenni dopo la grande ristrutturazione urbanistica decisa da Doria - che riguardò in particolare fra il 1536 ed il 1553 le mura trecentesche - costituisce ancora oggi una precisa e documentata testimonianza di quella che fu la Genova del "Secolo d'oro". Quella che era una città di armatori, mercanti e banchieri in grado di dare alla Repubblica marinara un ruolo di assoluta predominanza politico-commerciale sull'intero mar Mediterraneo, era anche un importante crocevia di principi e sovrani, diplomatici e autorità ecclesiastiche.

Tuttora conservati nell'Archivio di Stato di Genova, i Rolli degli alloggiamenti pubblici erano suddivisi in bussoli (bussolotti) in base ai quali gli edifici erano catalogati in base al loro prestigio: il primo venne redatto nel 1576, e i successivi negli anni 1588, 1599, 1614 e 1664. In essi è catalogato l'insieme delle circa centocinquanta dimore che erano precettabili per ospitare i notabili; in buona parte sono palazzi ancor oggi esistenti, e sono gli stessi che hanno indotto ed inducono tuttora i critici a guardare alla Genova di allora come ad una «reggia repubblicana, vera contraddizione in termini, dietro a cui si spalancano orizzonti di storia abitativa e urbana, piuttosto che di sola architettura».

Le dimore iscritte nei Rolli si dividevano in tre categorie in rapporto alle dimensioni, bellezza e importanza e venivano destinate in base a questi criteri a ospitare cardinali, principi e viceré, feudatari, ambasciatori e governatori.

Solo tre erano i palazzi che potevano ospitare alti dignitari o comunque le più alte cariche ed erano le abitazioni di Gio. Batta Doria, a salita Santa Caterina, di Nicolò Grimaldi e Franco Lercari in Strada Nuova, l'attuale via Garibaldi già "Via Aurea". Nelle disposizioni dei Rolli si precisava che tali abitazioni erano riservate a «Papa, Imperatore re e legato Cardinali o altro Principe».

Il 13 luglio 2006 quarantadue degli ottanta palazzi iscritti ai Rolli sono stati inseriti dalla speciale commissione UNESCO riunita a Vilnius (Lituania) fra i Patrimoni dell'umanità. Per il loro restauro sono stati spesi negli anni novanta circa 10 milioni di euro, con l'impiego di capitali pubblici e privati.

I Palazzi

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Questi i quarantadue edifici dei Rolli inseriti fra i patrimoni dell'umanità UNESCO:

Intestatario del palazzo Ubicazione Nome del palazzo
1 Antonio Doria largo Lanfranco, 1 Palazzo Doria-Spinola
2 Clemente Della Rovere piazza Rovere, 1 Palazzo Clemente Della Rovere
3 Giorgio Spinola salita S. Caterina, 4 Palazzo Giorgio Spinola
4 Tomaso Spinola salita S. Caterina, 3 Palazzo Tommaso Spinola
5 Giacomo Spinola piazza Fontane Marose, 6 Palazzo Giacomo Spinola
6 Agostino Ayrolo piazza Fontane Marose, 3-4 Palazzo Negrone
7 Paolo e Niccolò Interiano p.zza Fontane Marose, 2 Palazzo Paolo Battista e Niccolò Interiano
8 Agostino Pallavicini via Garibaldi, 1 Palazzo Pallavicini-Cambiaso
9 Pantaleo Spinola via Garibaldi, 2 Palazzo Pantaleo Spinola
10 Franco Lercari via Garibaldi, 3 Palazzo Lercari-Parodi
11 Tobia Pallavicini via Garibaldi, 4 Palazzo Carrega-Cataldi
12 Angelo Giovanni Spinola via Garibaldi 5 Palazzo Angelo Giovanni Spinola
13 Gio Battista Spinola via Garibaldi, 6 Palazzo Gio Battista Spinola
14 Nicolosio Lomellini via Garibaldi, 7 Palazzo Podestà
15 Lazzaro e Giacomo Spinola via Garibaldi, 8-10 Palazzo Cattaneo-Adorno
16 Nicolò Grimaldi via Garibaldi, 9 Palazzo Doria-Tursi
17 Baldassarre Lomellini via Garibaldi 12 Palazzo Baldassarre Lomellini
18 Luca Grimaldi via Garibaldi, 11 Palazzo Bianco
19 Rodolfo e Francesco Brignole Sale via Garibaldi 18 Palazzo Rosso
20 Gerolamo Grimaldi salita S. Francesco, 4 Palazzo Gerolamo Grimaldi
21 Gio Carlo Brignole piazza Meridiana, 2 Palazzo Gio Carlo Brignole
22 Bartolomeo Lomellini largo Zecca, 4 Palazzo Bartolomeo Lomellini
23 Stefano Lomellini via Cairoli, 18 Palazzo Lomellini-Doria Lamba
24 Giacomo Lomellini e Cattaneo De Marini largo Zecca, 2 Palazzo Giacomo Lomellini e Palazzo De Marini-Spinola
25Antoniotto Cattaneo piazza della Nunziata, 2 Palazzo Belimbau
26 G. Agostino Balbi via Balbi,1 Palazzo Durazzo-Pallavicini
27 Gio Francesco Balbi via Balbi, 2 Palazzo Gio Francesco Balbi
28 Giacomo e Pantaleo Balbivia Balbi, 4 Palazzo Balbi-Senarega
29 Francesco Balbi Piovera via Balbi, 6 Palazzo Francesco Maria Balbi Piovera
30 Stefano Balbi via Balbi, 10 Palazzo Reale
31 Cosma Centurione via Lomellini, 8 Palazzo Cosma Centurione
32 Giorgio Centurione via Lomellini, 5 Palazzo Giorgio Centurione
33 Gio Battista Centurione piazza Fossatello, 3 Palazzo Gio Battista Centurione
34 Cipriano Pallavicini piazza Fossatello, 2 Palazzo Cipriano Pallavicini
35 Nicolò Spinola via S. Luca, 14 Palazzo Nicolò Spinola
36 Francesco Grimaldi piazza Pellicceria, 1 Palazzo Spinola di Pellicceria
37 Gio Battista Grimaldi vico S. Luca, 4 Palazzo Gio Battista Grimaldi
38 Gio Battista Grimaldi piazza S. Luca, 2 Palazzo Gio Battista Grimaldi
39 Stefano De Mari via S. Luca, 5 Palazzo Stefano De Mari
40 Ambrogio De Nigro via S. Luca, 2 Palazzo Ambrogio Di Negro
41 Emanuele Filiberto Di Negro via al Ponte Reale, 2 Palazzo Emanuele Filiberto Di Negro
42 Croce De Marini piazza De Marini , 1 Palazzo De Marini-Croce

Palazzo Doria-Spinola

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Il palazzo Doria-Spinola o di Antonio Doria fu costruito in zona isolata presso la porta dell'Acquasola (1541-1543) per l'ammiraglio Antonio Doria, marchese di Santo Stefano d'Aveto e parente del celebre Andrea Doria, nel 1624 il palazzo perviene agli Spinola che lo terranno sino al XX secolo. In assenza di nuove attribuzioni, il progetto è stato avvicinato a Bernardino Cantone, in possibile collaborazione con Giovan Battista Castello.

Il cortile rinascimentale, a pianta quadrata e doppio ordine di logge, presenta una raffinata decorazione a stucchi con telamoni alternati a maschere femminili, di linguaggio nuovissimo per Genova, se si esclude il contemporaneo palazzo Grimaldi a San Francesco di Castelletto.

Gli affreschi più volte restaurati della loggia superiore, opera di Aurelio e Felice Calvi, con vedute di città in gran parte estratte dall'atlante Civitates orbis terrarum (Colonia, 1576), oltre che un gusto diffuso da poco in Italia, documentano i vasti interessi del committente, grande stratega della Corona spagnola e trattatista della guerra per mare. Alla fine del XVI secolo viene aggiunto il portale esterno in marmo con colonne binate e figure di armigeri sull'attico di Taddeo Carlone.

Nel XVII secolo Bartolomeo Bianco costruisce, a levante, una galleria (affrescata poi da Andrea Ansaldo), oltre ad aggiungere le balaustre marmoree sul prospetto principale. Tra il 1791 e il 1797 viene sopraelevato di un piano.

Venduto nel 1876 al Comune, che in seguito lo cederà alla provincia, subisce molteplici adattamenti per la sistemazione ad uffici. La realizzazione di via Roma nel 1877 impone il taglio dello spigolo destro, la demolizione della galleria, l'ulteriore abbassamento della quota stradale in facciata e la scomparsa del giardino, tanto che l'assetto originario rimane documentato dalle sole tavole del pittore fiammingo Pieter Paul Rubens.

Gli affreschi cinquecenteschi della facciata, opera di Lazzaro e Pantaleo Calvi, sono stati ripresi nel 2001.

All'interno importanti e, naturalmente, molto godibili i salotti affrescati, soprattutto le due sale dedicate ad Apollo che saetta i Greci alle porte di Troia e a Ercole in lotta con le Amazzoni affidate alla bottega di Giovanni Cambiaso dove il figlio Luca, forse diciassettenne, vi fa la prima comparsa impegnativa con elementi attribuibili alla scuola michelangiolesca.

Negli ultimi anni è stata restaurata la decorazione originaria dell'atrio, manomessa da Filippo Alessio e Michele Canzio nella metà del XIX secolo.

Il palazzo, sede della Prefettura e della Provincia, è visitabile negli spazi di rappresentanza.

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Palazzo Clemente Della Rovere

Fondato da Clemente Della Rovere tra il 1580 e il 1581 e nobilitato dalla piazza prospiciente, il palazzo si presenta come un organismo complesso costituito da due distinte unità edilizie, la più piccola delle quali viene anch'essa inclusa nel rollo del 1599.

La particolare orografia del sito, limite estremo dell'abitato urbano e luogo di insediamenti religiosi, condiziona l'articolazione dell'edificio, costringendola ad adeguarsi ai progressivi abbassamenti del livello stradale.

Queste trasformazioni urbanistiche sembrano influire solo sull'architettura esterna, poiché l'organizzazione plano volumetrica risulta aderire quasi del tutto a quella riportata nell'edizione rubensiana. Sul prospetto verso l'attuale via di San Sebastiano sono ancora visibili, non senza difficoltà, le tracce della decorazione pittorica oggi campita in larga parte da una ritinteggiatura monocroma.
Il palazzo attualmente ospita il Consolato generale di Islanda.

Palazzo Giorgio Spinola

Il palazzo Giorgio Spinola compare nel rollo del 1588 a nome degli eredi di Gio Batta Spinola, mentre in seguito passa ad Agostino Ayrolo. Situato nella contrada degli Spinola di Luccoli, accanto all'antico convento di Santa Caterina (fondato dalle Clarisse nel 1228), il palazzo parrebbe essere appena anteriore alla prima iscrizione.

La scala loggiata che si svolge attorno al cortile interno con fontana (oggi coperto in vetrocemento) conduce a un'ampia area verso villetta Dinegro.

Ancora un documento evidente di quanto fosse difficile "fabbrica in costa" via via che si alzavano fabbriche sul lato a monte, come era avvenuto nei palazzi a nord di Strada Nuova opportunamente tracciata in quota.

Nel 1798 appartiene ancora alla famiglia Ayrolo che lo rinnova, sostituendo il portale esterno in marmo, aggiornando i particolari dell'atrio, aggiungendo le ringhiere alle finestre e decorando i salotti.

Nel XIX secolo passa ai Franzoni, anteriormente al 1818, e infine alla famiglia Tedeschi. Una recente manutenzione ha ripristinato la decorazione a quadrature delle facciate prospicienti salita di Santa Caterina e salita Di Negro.


Palazzo Tommaso Spinola

Il palazzo Tommaso Spinola o Tomaso Spinola di Luccoli, Situato tra l'antica piazza degli Spinola di Luccoli e quella Della Rovere, fu costruito su progetto di Giovan Battista Castello tra il 1558 e il 1561 per Tommaso Spinola.

La "cifra" di Bergamasco, di piena osservanza manierista, si legge nel finissimo disegno del portale con erme femminili, eseguito da Giacomo Ponzello e Pompeo Bianchi (1560), e nella facciata, dalla quadratura fantasiosa ad affresco e stucco, analoga a quella dei palazzi Imperiale di Campetto - costruito tra il 1555 e il 1560 - e Lomellini di Strada Nuova (1558), dove l'aggettivazione scenografica è data da due rampe divergenti.

L'interno è riccamente affrescato dall'atrio ai salotti del secondo piano (Eroe in Parnaso di Luca Cambiaso e un soggetto analogo incertamente attribuito ad Andrea Semino); nell'atrio in particolare è un affresco con Andromeda ignuda esposta al mostro e, nella volta sopra l'ingresso della scala, Andromeda che accoglie Perseo liberatore.

Annoverato nel XVIII secolo tra le proprietà della famiglia Pessagno, che lo possiede ancora alla fine del XIX secolo, il palazzo è oggi destinato ad abitazione privata. L'atrio è accessibile mentre dal triforio, chiuso con vetrate, si vede soltanto una parte della scala.

Palazzo Giacomo Spinola

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Il palazzo Giacomo Spinola o palazzo Giacomo Spinola di Luccoli, costruito per Giacomo Spinola tra il 1445 e il 1459 su lotti già edificati, è presente in tutti i rolli; tra gli anni 1576 e 1595 appartiene ad Antonio Spinola Marmari ma raggiunge la massima posizione nel 1614 con Giovanni Battista Spinola di Tomaso, letterato e doge della Repubblica di Genova nel 1613-1615. Agli inizi del XIX secolo appartiene agli Spinola.

Situato sulla piazza di Luccoli, nel XIII secolo, luogo marginale ma strategico perché vicino alla Porta di Santa Caterina, ha una facciata a fasce bicrome e nicchie con statue marmoree di familiari illustri. Nel XVI secolo, oltre alla sostituzione delle quadrifore per creare nuove finestre, si espande nell'isolato con una casa da reddito su via di San Sebastiano.

A metà del XIX secolo vengono imposti dal comune pannelli a bassorilievo per mascherare la stiratura delle botteghe verso il basso: una trasformazione della facciata prodotta prima dal generale livellamento della carrabile, dall'Acquaverde all'Acquasola, con parziale demolizione della piazza superiore degli Spinola (1816-1818 circa), poi richiesta dai raccordi successivi della nuova via Carlo Felice (1832 circa) con le vecchie quote della piazza.

Dopo le demolizioni illegittime per ammodernare le finestre nel 1903, gli architetti Alfredo D'Andrade e Aurelio Crotta costruiranno le polifore del piano nobile, già sostituite da secoli con aperture rettangolari, come all'interno erano stati rilevanti i mutamenti alla scala (XVI secolo).

Altrettanto pesanti i lavori di fine Ottocento, introdotti dalla proprietà Migone per ridurre il palazzo a casa d'affitto, sino a moltiplicare vecchie contro soffittature mascherando il solaio ligneo originario del salone, su mensole recanti l'arme degli Spinola, che oggi è restituito da un progetto di recupero patrocinato dal Banco di Sardegna per collocarvi uffici e agenzia


Palazzo Negrone o palazzo Agostino Ayrolo

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L'aspetto attuale è il frutto di una riedificazione di prospetti (numeri civici 3 e 4) realizzata alla fine del XVIII secolo da Antonio Barabino, padre del più celebre architetto Carlo Barabino, incorporando una costruzione eretta tra il 1560 e il 1562 per Francesco De Ugarte, ambasciatore della Corona spagnola presso la Repubblica di Genova.

Divenne poi Spinola, Ayrolo (XVII secolo) e Negroni; l'attuale civico numero 3 nel rollo del 1614 compare al secondo bussolo a nome di Antonio Sauli, ma risulterebbe proprietà di Francesco Negrone.

Con l'allargamento e il riordino altimetrico di salita Santa Caterina, oltre all'adeguamento del raccordo tra questa strada, piazza Fontane Marose e via Carlo Felice (oggi via XXV Aprile), si rese necessaria la sistemazione dei portali marmorei che vennero rialzati nel 1870 con un ulteriore assestamento compositivo dei prospetti.

Palazzo Paolo Battista e Niccolò Interiano

Il palazzo Paolo Battista e Niccolò Interiano o palazzo Interiano Pallavicini, costruito da Francesco Casella per Paolo Battista e Niccolò Interiano tra il 1565 e il 1567, fu poi Centurione, quindi Grimaldi (1797) e Vivaldi Pasqua - che restaurano ampiamente il palazzo, ampliandolo verso nord ad opera dell'architetto Pietro Pellegrini tra il 1844 e il 1851 - e infine Pallavicini.

Presenta un prospetto poco leggibile con quadratura architettonica a nicchie e figure (Lazzaro e Benedetto Calvi tra il XVI e XVII secolo), così come sul prospetto posteriore; nell'atrio gli affreschi sono di Gio Batta Carlone, mentre nel XIX secolo Michele Canzio decora un salone con Scene dell'Antico Testamento.

Sul fianco sinistro del palazzo restano tre epigrafi dei Padri del Comune (1206, 1427, 1559) a testimonianza delle fontane Amorose, Merose o anche Marose, demolite con l'apertura di via G. Interiano.

Ancora sul tetto vi è un giardino a terrazze che sale verso la villetta Dinegro opera dell'architetto Pietro Pellegrini con statue di Traverso e Parodi.

Palazzo Pallavicini-Cambiaso o Palazzo Agostino Pallavicini

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Originariamente costruito su progetto di Bernardino Cantone a partire dal 1558, per conto di Agostino Pallavicini, passò in proprietà alla famiglia Cambiaso all'incirca a metà del Settecento.

Fra le pregevolezze dell'edificio - di dimensioni relativamente modeste ma valorizzato dalla diretta ubicazione sulla via e sulla vicina piazza delle Fontane Marose - sono da segnalare, nel salotto del piano nobile, la scena del Ratto delle Sabine e, nel salone grande, la Storia di Amore e Psiche, entrambi dipinti dai pittori genovesi Andrea ed Ottavio Semino.

Il prospetto dell'edificio, assai elegante, presenta un paramento a bugnato di pietra grigia che fa risaltare il marmo bianco delle zoccolature. Il portale è decorato con un fregio a bucrani di stile manierista nel quale bene si inquadra una edicola votiva settecentesca.

Una curiosità: L'edificio, iscritto da subito nei Rolli di Genova, subì un declassamento - dal Rollo del 1577 a quello del 1588 - dalla prima alla seconda categoria, per tornare alla prima con il Rollo successivo, il terzo, quello del 1599, e da allora per rimanervi in tutti i successivi.

Il palazzo è attualmente di proprietà di un noto istituto di credito bancario.

Palazzo Pantaleo Spinola

Il palazzo Pantaleo Spinola o palazzo Gambaro, eretto dall'architetto Bernardo Spazio per Pantaleo Spinola e proseguito poi da Pietro Orsolino fino alla fine dei lavori, nel 1558, oggi è sede di una banca.

Sulla facciata, dalle linee assai semplici, movimentata dal ritmo delle finestre, dall'aggetto dei balconi e soprattutto dal portale sormontato da due statue marmoree, allegoria della Prudenza e della Vigilanza.

Il piano terreno è riccamente affrescato con episodi biblici realizzati nei primi decenni del Seicento da Giovanni Carlone e dal fratello Giovanni Battista. Di notevole pregio la bussola a vetri, realizzata nel 1923, in forme Dèco.

Nel salone de piano nobile, al quale si accede salendo un elegante scalone, la volta fu affrescata a fine Seicento, con un soggetto mitologico raffigurante L'offerta a Giove delle chiavi del tempio di Giano, dal genovese Domenico Piola e dall'emiliano Paolo Brozzi, specialista in quadrature prospettiche.

Dal salone si accede alla terrazza, nel cui ninfeo si trovava un tempo il celebre gruppo marmoreo raffigurante il Rapimento di Elena uno dei capolavori della scultura barocca eseguito dal marsigliese Pierre Puget e oggi conservato nel Museo di Sant'Agostino.

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Le Strade Nuove e il sistema dei Palazzi dei Rolli - 1° Parte
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