Tigre Webmaster
Data d'iscrizione : 02.10.12 Località : Genova Età : 52 Messaggi : 303
| Titolo: La grotta del vento Mer Nov 07, 2012 10:52 am | |
| La grotta del vento L'origine della grotta Circa 200 milioni di anni fa, sul fondo di un mare che potremmo far corrispondere all'attuale Tirreno, iniziarono a depositarsi enormi quantità di gusci di conchiglie, di formazioni coralline, di scheletri di pesci, di sabbie, di fanghiglie e di carbonato di calcio precipitato chimicamente per evaporazione dell'acqua. Questi detriti, sebbene in quantità e composizioni diverse, continuarono ad accumularsi, strato su strato, per almeno 170 milioni di anni, formando una massa di migliaia di metri di spessore. L'enorme peso di tale accumulo provoco la compressione e la cementazione dei vari elementi, trasformandolo lentamente in roccia calcarea.
Attorno ai venti milioni di anni fa, forti spinte (movimenti orogenetici), legate alla deriva dei continenti, provocarono il sollevamento di questa massa rocciosa che, fratturandosi intensamente a causa delle potenti sollecitazioni ricevute, emerse dal mare, e formò lentamente le attuali montagne.
L'acqua piovana, precipitando sulla superficie crepacciata della montagna, venne inghiottita immediatamente nel sottosuolo, dove vari rivoli d'acqua si unirono per formare quei ruscelli, quei torrenti e quei fiumi sotterranei che, percorrendo per milioni di anni le fessure, le hanno progressivamente ampliate, trasformandole in quella fitta rete di cunicoli, gallerie, pozzi e sale che costituiscono il complesso sotterraneo della "Grotta del Vento".
II nome "Grotta del Vento" deriva dalla violenta corrente d'aria che la percorre, dovuta alla presenza di due imbocchi posti a quote diverse. Quello inferiore (ingresso turistico) è situato a m. 627 sul livello del mare, mentre quello superiore, impraticabile, si trova ottocento metri più in alto, ad oltre 1400 metri d'altezza; la temperatura interna si mantiene costantemente sul valore di + 10,7 gradi centigradi. Si ha quindi una colonna d'aria che d'estate, essendo più fredda dell'aria esterna, è più pesante, quindi provoca all'imbocco inferiore il noto vento uscente (entrante a quello superiore). D'inverno la situazione si ribalta; siccome fuori la temperatura è quasi sempre più bassa, l’aria interna, più calda di quella esterna e quindi più leggera, sale, provocando all'imbocco inferiore il vento entrante (uscente a quello superiore). La velocità del vento è direttamente proporzionale alla differenza che intercorre tra la temperatura esterna e quella interna. Durante le visite la corrente d'aria viene quasi completamente bloccata mediante la chiusura di una porta blindata.
Le prime notizie sulla "Buca del Vento" risalgono al '600. Allora, della grotta, si conosceva solo la corrente d'aria che spirava da una stretta fessura. Sul foro soffiante venne costruita una capanna, usata come frigorifero fino all'inizio della II guerra mondiale. Verso la fine del secolo scorso alcuni giovani valligiani convinsero una bambina di quattro anni a introdursi nel pertugio, troppo angusto per una persona adulta. La bimba percorse solo cinque o sei metri, ma incoraggiò gli altri a tentare a loro volta. II foro fu ampliato e i giovani avanzarono strisciando per una ventina di metri fino a raggiungere un'ampia sala dove, sopraffatti dalla paura, tornarono indietro.
La vera esplorazione ebbe inizio nel 1932, quando alcuni speleologi di Firenze avanzarono per settanta metri, arrestandosi davanti a un sifone nel quale la galleria si immergeva totalmente. II sifone fu superato nel 1961 da un gruppo di speleologi bolognesi che andarono avanti per oltre seicento metri.
La spedizione decisiva ai fini della valorizzazione turistica fu quella compiuta dal Gruppo Speleologico Lucchese nel 1964, che esploro 1110 metri di gallerie.
Al momento attuale si conosce la grotta per oltre quattro chilometri e restano da esplorare almeno trenta diramazioni.
I lavori necessari per consentire l’accesso del pubblico furono iniziati nel 1965 e sono stati ultimati solo nel 1982 ("terzo itinerario") ; il primo e il secondo erano stati inaugurati rispettivamente nel 1967 e nel 1970.
Gli itinerari sotterranei [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
La "Grotta del Vento" è suddivisa in tre parti, nettamente differenziate per caratteristiche morfologiche: la prima, avente un andamento complessivamente pianeggiante è ricca di concrezioni calcaree; la seconda, che inizia con un profondo baratro e prosegue in leggera discesa, è in parte percorsa da un fiume sotterraneo; la terza è invece caratterizzata dalla presenza di grandi pozzi verticali. Ciò rende possibile la presenza di più itinerari di visita.
Nessun'altra grotta turistica europea presenta altrettanta varietà di aspetti e una cosi ampia scelta di percorsi.
La corrente d'aria preannuncia ai visitatori la grande estensione della cavità che si accingono a percorrere. L'ingresso immette in un'ampia galleria ellittica le cui pareti mostrano tracce evidenti di un'attività erosiva abbastanza recente. Si attraversa quindi una sala dove durante i lavori di allestimento dei sentieri sono venute alla luce numerose ossa di Orso delle Caverne. Seguono alcune marmitte d'erosione ed un altra galleria ellittica che si divide in due bracci sovrapposti. Quello inferiore si immerge totalmente nell'acqua di un sifone, quello superiore, artificiale, consente ai visitatori di superare in qualsiasi momento il tratto allagato. Poco più avanti il sifone riemerge formando un profondo laghetto dalle acque smeraldine.
Lasciato a sinistra l’imbocco della "Diramazione delle Meraviglie" si prosegue lungo una grande galleria riccamente concrezionata ("Galleria Principale") fino a raggiungere uno specchio d'acqua ("Lago dei Cristalli") che riflette un candido colonnato formato dall'unione di stalattiti e stalagmiti.
Proseguendo oltre una leggera strozzatura si entra nella indimenticabile "Sala del Ciondolo", dove a grandi drappeggi policromi, flessuosi e trasparenti, si affiancano grosse colate dai colori vivissimi e bizzarre stalattiti contorte. II pavimento è interamente rivestito da massicce concrezioni stalagmitiche.
Segue la "Sala del Crollo", alta più di venti metri, con imponenti colate di colore giallo e arancione che coprono e cementano un ammasso di blocchi rocciosi staccatisi dalla volta in tempi remoti. Tra le forme armoniose di queste concrezioni è possibile scorgere veri e propri gruppi scultorei creati dalla fantasia della Natura.
Più avanti, oltre la magnifica colata del "Camino rosa", il sentiero attraversa la "Sala dei Monumenti" e la "Galleria dei Drappeggi", sfiora l’imbocco della "Galleria Intermedia", via di ritorno del "secondo itinerario", e raggiunge la base di un grande pozzo di oltre 40 metri, le cui pareti strapiombanti sono in gran parte rivestite dalle concrezioni ("Sala dei 30 metri"). Durante le piene, dalla sommità di questa voragine, una fragorosa cascata precipita verso un oscuro crepaccio fiancheggiato da grosse stalagmiti piatte.
Procedendo ulteriormente, il sentiero si inerpica con una ripida scalinata verso il "Valico", oltre il quale, discesa una ventina di gradini, si sosta sull'orlo del "Baratro dei Giganti", dove termina il "primo itinerario".
La veduta del baratro con cui inizia la seconda parte è impressionante: la regolarità delle pareti arrotondate è qua e là interrotta da creste e speroni d'erosione, mentre il "pavimento", se così si può definire un pendio di 70 gradi, è inciso da un meandro scavato dal ruscellamento dell'acqua in epoca abbastanza recente.
II sentiero scende deciso verso il fondo con una ripida e tortuosa scalinata che si arresta solo quarantacinque metri più in basso, nella "Sala delle Voci", ampio vano a sezione ellittica dove la particolare conformazione delle pareti crea effetti acustici molto suggestivi.
Oltre questa sala il condotto si stringe sensibilmente, costringendo i visitatori a chinarsi per qualche passo; poco più avanti, la volta si alza di nuovo, sino a raggiungere un'altezza di almeno dieci metri nella "Galleria delle Valli", da dove si stacca il sentiero in salita che verrà percorso al ritorno.
Proseguendo verso il basso, superato un altro "salto" di una decina di metri, si entra nel "Salone dell'Acheronte", situato praticamente alla base del sistema carsico, dove lungo il contatto tra scisti e calcari si uniscono tra loro tre piccoli torrenti sotterranei. L'ambiente è caratterizzato dalla continua presenza dell'acqua e da grandiose manifestazioni erosive che modellano in maniera bizzarra la volta e le pareti. II limo, fanghiglia finissima quasi ovunque presente in grandi cumuli sul pavimento, crea dei "plastici" che riproducono in maniera sorprendente montagne incise da valli, canaloni e calanchi.
La visita prosegue lungo il fiume sotterraneo attraverso una galleria dalle pareti tondeggianti e levigate, per terminare nella "Sala del Cupolone", dove inizia il misterioso "lago-sifone" oltre il quale l’"Acheronte" continua a fluire verso un mondo ancora sconosciuto.
Al ritorno si percorre un ardito sentiero che, aggrappato a una parete strapiombante, collega la "Galleria delle Valli" con la "Galleria Intermedia". Le pareti di quest'ultima sono quasi ovunque rivestite da innumerevoli concrezioni grigie, che riportano alla mente immagini ben poco attinenti con l’ambiente sotterraneo: in qualche punto pare di scorgere estese abetaie in miniatura, altrove frati in processione, vegetazioni sottomarine o gruppi di funghi.
Il "secondo itinerario", della durata di circa due ore, comprende anche il "primo".
La terza parte si stacca dal "primo itinerario" a circa cento metri dall'ingresso, in corrispondenza del lago-sifone, mediante una diramazione detta "delle Meraviglie". L'inizio è costituito da due gallerie parallele, ricche di forme erosive, che immettono in una piccola sala caratterizzata da un'imponente colata rossastra sospesa su un ampio pozzo, dalla cui sommità si gode una suggestiva veduta sulla sottostante "Galleria Principale", situata quindici metri più in basso. Superata quindi una lieve strozzatura, si entra in un secondo vano assai più vasto del precedente, ricco di scintillanti stalattiti, stalagmiti e colate.
Oltre questo punto, la grotta cambia bruscamente aspetto: dopo aver salito alcuni gradini, ci si trova alla base di un enorme pozzo verticale (Pozzo dell'infinito) dove le concrezioni scompaiono quasi completamente, lasciando il posto a un ambiente orrido e affascinante: la vista spazia lungo le nude pareti dell'abisso, interrotte qua e la dagli oscuri imbocchi delle diramazioni laterali. Qui il sentiero abbandona temporaneamente il pozzo per inoltrarsi, con una serie di rampe, all'interno di una fessura verticale ornata da graziose concrezioni. Dopo un tratto pianeggiante, il sentiero si affaccia di nuovo sull'abisso mediante un ponticello sospeso a ventiquattro metri dal fondo; la veduta è imponente, in particolar modo è suggestivo l’effetto delle gocce che, precipitando controluce nel vuoto, ricordano una pioggia di diamanti.
Più avanti il sentiero continua a salire lungo pareti strapiombanti, fino a giungere in un punto nel quale il pozzo è diviso in due da un ponte naturale isolato dall'azione erosiva di antiche cascate, che tuttora divengono fragorosamente attive quando all'esterno si verificano piogge insistenti e copiose.
Ancora una volta si abbandona l’ambiente verticale per visitare una piccola diramazione pianeggiante ricca di colori e caratterizzata da una morfologia di crollo. Si tratta di un diversivo di pochi passi perché, subito dopo, ci si affaccia di nuovo sull'abisso, scavalcandolo a trenta metri d'altezza mediante due ponticelli che permettono di raggiungere un ampio vano situato sulla parete opposta. Da questo, una rampa di scale conduce ancora una volta sul pozzo, di cui è possibile scorgere il fondo da un'altezza di oltre quaranta metri.
Pochi passi ancora e si entra nel "Salone dell'Infinito", la cui volta è interamente solcata da uno stretto meandro provocato dalla regressione di un'antica cascata che un tempo precipitava nell'abisso da settanta metri d'altezza.
Attraversato il salone, la visita termina in una forra nella quale, dopo intense precipitazioni, si può ammirare un'impetuosa cascata.
Ridisceso il pozzo, si attraversa la "Sala delle Meraviglie" e si raggiunge la "Galleria Principale" del "primo itinerario" in prossimità del "Lago dei Cristalli" mediante uno stupendo corridoio in discesa che attraversa una foresta di candide stalattiti e stalagmiti.
Il "terzo itinerario", consentendo la visita completa di tutte le parti attrezzate della grotta, comprende anche il "primo" e il "secondo".
Il percorso GLI ABISSI DELLA LUCE (durata circa tre ore) ha inizio dalla Galleria Intermedia, dove due scale a pioli permettono l'accesso ad un vano situato alla base di un pozzo immenso (Pozzo Principale). Dopo un tratto in parete, nel quale si procede assicurati a una corda fissa, si salgono in verticale altri otto metri, si passa sotto un piccolo arco e ci si arrampica fino a giungere su un sottile ponte naturale. Si procede quindi lungo un emozionante traverso in parete, si supera un secondo ponte, un altro traverso, e si entra in un ampio corridoio serpeggiante, in parte rivestito da belle colate concrezionali, dal quale si arriva su una piccola piattaforma trasparente sospesa sul Pozzo Principale. Da questo punto è possibile effettuate un'emozionante calata nel vuoto su corda (facoltativa), passando accanto a magnifiche concrezioni, ed atterrando sul secondo ponte naturale percorso all'andata. Il percorso è interamente illuminato.
Per chi vuol provare sensazioni più "speleologiche" c'è il percorso I CORRIDOI DELLE TENEBRE nel quale si procede alla luce delle lampade frontali risalendo lungo un canyon stretto e tortuoso il corso di un torrente sotterraneo, normalmente asciutto, fino alla sua sorgente. Continuando a salire si evita un pozzo franoso mediante un traverso su corda, e si raggiunge la Sala dei Fusi, suggestiva e maestosa, la cui particolare morfologia è evidenziata dall'unico faro di questo tratto. Di nuovo nel buio si scende fino all'orlo del Pozzo del Rosone, dove una calata nel vuoto su corda (facoltativa) verso la zona illuminata conduce nei pressi della piattaforma trasparente. Ancora una scala e si procede in spaccata lungo un tortuoso meandro che al posto del pavimento ha il vuoto allucinante del Pozzo Principale, interamente illuminato dai riflettori. La salita in spaccata termina su una grande piattaforma trasparente posta al vertice del pozzo, a 50 metri di altezza. La durata di questo percorso, comprendente anche l'altro, è di circa quattro ore.
Casco con lampada frontale, imbracature ed autobloccante (Kroll) vengono forniti dalla Direzione della Grotta del Vento. Riservate a gruppi di un massimo di 5 persone per volta, le visite dei percorsi avventura vengono effettuate solo su prenotazione.
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