I protagonisti di questa storia sono Pierre Salinger, addetto stampa all’ufficio della presidenza USA sotto le amministrazioni di Kennedy e di Johnson, e lo stesso J.F.K.
Qualche anno fa lo stesso addetto stampa della Casa Bianca confesso nel video che riportiamo in basso un curioso accadimento che ritardo la storia degli USA e di Cuba.
Siamo nel 1962, la Baia dei Porci è stata un fallimento toale, e a pochi giorni dall’emettere l’embargo all’esportazione di beni di ogni genere dalla piccola Cuba verso gli USA, lo stesso Presidente fu molto attento a fare una buona scorta di habanos.
Eh si, anche il più amato Presidente degli Stati Uniti era un fumatore di sigari, e proprio lui ritardò di qualche giorno la firma dell’embargo per permettere ad un suo emissario di andare a Cuba prendere un bel pò di scatole e tornare in patria con le stesse.
Solo quando ebbe la certezza, nel suo studio ovale, del ritorno in patria del suo emissario, tirò fuori dalla scrivania un sigaro e firmò i documenti, rendendo ufficiale il blocco.
Proprio il suo addetto stampa era l’emissario con il compito dell’arrivo in USA dei sigari, si trattava di Petit H. Upmann, e qui le fonti sono un pò confuse. Ma a quanto pare la verità sia relativa ad u numero veramente cospicuo, 1200 sigari.
Da quel momento nella patria più ricca del mondo era vietato fumare i migliori sigari del mondo, un controsenso unico.
L’embargo, è giusto ricordarlo, portò all’economia cubana un impoverimento drastico, soffermandoci alle aziende produttrici di sigari, la produzione crollò da circa 250 milioni di pezzi a 30 milioni, Castro chiuse molti marchi, riducendoli a solo 40 etichette.
Nello stesso tempo in America viene venduto un sigaro denominato Cohiba che è però prodotto nella Rep. Domenicana, ma non essendo riconosciute le aziende cubane negli USA, la Cubatabaco non può procedere legalmente (il logo americano è identico, cambiano solo i colori, rosso al posto del giallo).
JFK fu assassinato un anno dopo la firma dell’embargo, per cui quei sigari probabilmente sono stati fumati dal suo successore.
Siamo ora nel 2015, poco tempo fa è stata comunicata la fine dell’embargo sull’isola cubana, cosa succederà ora?
I puristi, catastrofici come sempre, confermano che il tutto porterà ad un abbassamento della qualità, soprattutto da quando anche nuovi popoli non poco numerosi si stanno appassionando al fumo del sigaro (Cina e Giappone).
E’ vero che la produzione cubana al momento si attesta intorno ai 100 milioni di sigari, i soli USA ne consumano 300 milioni, senza i marchi cubani, per cui come potrà reggere l’urto Cuba? di solito la qualità è la prima cosa che ne risente quando si chiede un aumento della produttività, vedremo se sarà vero anche nel caso di Cuba. D’altronde si diceva anche che non sarebbe potuta durare la rivoluzione cubana.
Qui in basso l’intervista rilasciata da Salinger qualche anno fa.